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Lo scaramantico e folle Franco Minopoli: sempre Granianum… a conti fatti

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Franco Minopoli, presidente Granianum

Protagonista della rubrica “Il presidente” è Franco Minopoli, patron del Granianum. Scopriamo chi è oltre il mondo del futsal, i suoi segreti, le sue emozioni quotidiane.

Presidente, prima di tutto le chiediamo cosa fa nella vita: qual è la sua attività e da quanti anni la svolge?
“Diciamo che mi occupo di tante cose, ma l’attività che fa da collante per tutte è quella di dottore commercialista delle proprie attività e di famiglia”.

Cosa dicono in famiglia della passione legata al futsal?
“Che sono un folle, ma chi te lo fa fare…però poi tutti si informano e sorridono dei risultati della mia squadra, che è poi la squadra della città di Gragnano”.

Ha altri hobby?
“Oltre al futsal che più che un hobby è una passione, sono tifosissimo del Napoli e quindi del calcio ad 11”.

C’è la partita decisiva per un grande obiettivo della sua squadra del cuore e quella decisiva della sua squadra di calcio a 5. Che fa?
“E’ la domanda che non volevo mai che mi facessero, diciamo che non capiterà mai….ma se proprio dovesse capitare, il Granianum viene prima di tutto!”.

Da quanto tempo vive nella galassia del futsal?
“Da presidente è il terzo anno consecutivo, ma in anni passati sono stato dirigente della Leonida, squadra di calcio a 5 che militava in serie D che si fuse con la Città di Gragnano per poi divenire l’Aequa Gragnano, ma io mi fermai alla Leonida”.

Cosa non le piace del calcio a 5?
“Il poco interesse in questo sport da parte del pubblico e soprattutto di aziende che non trovano remunerativo investire negli sponsor, e di conseguenza il poco interesse da parte dei media e della Federazione”.

Ci dia la sua ricetta per migliorarlo.
“La ricetta è molto semplice: dare più visibilità a questo sport che è bellissimo e allo stesso tempo comporta enormi sacrifici sia economici che fisici. Dare più visibilità significa maggiore partecipazione da parte di testate giornalistiche più quotate (non per bravura ma per numero di copie vendute) e soprattutto da parte della amministrazioni comunali sostenendo questo sport non solo economicamente ma anche da un punto di vista sociale e morale dando l’opportunità alle società di poter curare maggiormente i settori giovanilii, vera anima di questo sport, mettendo a disposizione strutture adeguate e consono a fare ciò”.

Il suo portafortuna?
“In verità non ho un portafortuna, ma di gesti scaramantici ne faccio un uso elevato”.

Il ricordo più bello legato alla sua esperienza in questo sport oppure ci racconti un aneddoto in particolare.
“Il ricordo più bello è l’immagine dei nostri tifosi a Praiano l’anno scorso nell’ultima partita di campionato, ma aihmè il risultato non ci fece gioire completamente. Dopo le varie sconfitte delle finali per l’accesso in C1 volevo lasciare il calcio a 5 ma ci fu un amico che proprio in quella sera dove volevo annunciare la decisione mi rincuorò e mi convinse ad andare avanti al punto che poi acquistai il titolo dell’Acacie Casavatore e ho costruito una squadra completamente nuova”.