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Il libro di Pastorin e Imperatore: quando il racconto insegna la cultura del rispetto

juve_napoli_romanzo_popolar [1]Juve-Napoli, Romanzo popolare, è un libro che si legge tutto d’un fiato in un pomeriggio. Ogni racconto sembra avere il graffito di Vladimiro Caminiti nella poesia delle descrizioni e nella capacità emotiva del coinvolgimento. Non te ne riesci a liberare, al punto che freni anche il richiamo impossibile della tazza di caffè che tua madre ti porta in una domenica di pioggia. Sei là con Vincenzo ad accompagnarlo la prima volta al San Paolo, con il mitico tric-trac e torni in quel salotto di Posillipo con la vecchia Radio Marelli e Tutto il calcio minuto per minuto. L’ironia di Darwin che non vuol saperne (quasi) di citare una finale persa di coppa dei Campioni  (è sempre più bello chiamarla così), la scaramanzia del settore allo stadio, le storie di chi da cronista ha vissuto gli spalti da inviato. Maradona e Altafini, Juliano e Iuliano, Meroni e il tema su Pietro Anastasi: il più grande protagonista del Novecento… E tanto altro ancora.

Vivo in una famiglia atipica napoletana con mio padre e mio fratello maggiore malati tifosi azzurri, l’altro fratello, quello andato a male, purtroppo juventino ed io, sfigato e torinista. Sono 126 pagine che insegnano la cultura e il rispetto di una passione che troppe volte ci fa trascendere, che addirittura ha portato ad usare la parola odio per una squadra, dico, per una squadra di calcio. E’ un richiamo alla concezione vera del rapporto tra i tifosi, dove la goliardia sta tristemente lasciando il posto all’insulto. Tutto questo non ci appartiene. E direi che l’anno prossimo c’è da stampare una nuova edizione, ci saranno da aggiornare le finali Champions perse dalla Juve…