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L’ultimo saluto di Amalfi a Fabio Borgese, la commozione del parroco Don Antonio Porpora e di un’intera comunità

immagine funerale [1]«L’antica repubblica marinara, in questa circostanza, ha dimostrato tutta la sua grandezza». E’ la frase pronunciata al termine della celebrazione religiosa per l’ultimo saluto a Fabio Borgese da don Antonio Porpora. Il parroco di Amalfi, che ha officiato oggi pomeriggio il rito funebre.

Un frase articolata quasi in lacrime. Con la voce rotta dal dolore e che ha scosso anche l’animo di chi, fino a quel momento, aveva trattenuto la commozione. L’epilogo di un pomeriggio di costernazione è sintetizzato in quest’attimo. In quello che è stato un trasporto dettato dai sentimenti, capaci di abbattere quelle barriere che talvolta, per questione di ruoli, si cerca di erigere. Ma al cuore non si comanda.

La commozione ha, così, pervaso tutti. Dall’arrivo in cattedrale del feretro di Fabio, fino alla sua uscita. E poi quella sosta ai piedi della maestosa scalea del duomo dove i compagni di squadra hanno circondato la bara dando vita al rituale del capannello formato tante volte insieme con lui prima delle partite. Contemporaneamente al grido “hip hip urrà” è partito l’applauso della folla, un migliaio di persone circa che hanno gremito la piazza e la scalea del Duomo.

E prima ancora la cattedrale, colma in ogni navata. Qui, anche lo stendardo della Figc Campania e tra i banchi il presidente regionale Salvatore Gagliano. Sulla bara di Fabio la maglia rossa con il numero uno. in campo e nella vita. E poi la bandiera azzurra di Amalfi. Della sua Amalfi, con quella croce irsuta d’otto punte che aveva tatuato sul cuore accanto ai nomi dei suoi affetti più cari. E tutt’intorno fiori bianchi e volti consumati dal dolore.

«In questi giorni ci si è posti tante domande e chi è venuto qui lo ha fatto per onorare la memoria di Fabio ma anche per avere delle risposte – ha detto don Antonio Porpora nella sua omelia – La risposta oggi non penso di darla anche se so qual è perché la lunga attesa di questi giorni ha alimentato la riflessione. Fabio era un ragazzo che parlava poco e le persone che parlano poco si dice che pensano molto. E in questi giorni ho ricordato una frase che Fabio mi ripeté per due volte. La stessa frase. La prima volta nel 2007 quando ero in predicato di diventare parroco e la seconda nel 2016 quando lo sono diventato. “Don Antonio insegnateci a credere. Soprattutto a noi giovani”, mi disse. Non è facile trovare risposte per voi e per me e allora rivolgo l’invito di Fabio ai suoi amici, ai suoi coetanei: impariamo a credere. Perché questa è la condizione per cogliere la risposta. E poi per evitare domande pericolose o commenti pericolosi. Noi siamo cristiani, siamo credenti, figli di Dio. E anche se sconvolti dagli eventi della vita i figli di Dio riescono a darsi da soli una risposta».

Poi le testimonianze di fede affidate agli amici più stretti di Fabio. «Gesù hai pianto con noi. Ma il tuo era il pianto della gioia perché Fabio era con te. E a lui hai rivolto le parole che rivolgesti a Santa Maria Maddalena: “Perché piangi, chi cerchi?”. E lui fissando il tuo volto ti ha subito riconosciuto e felice si è buttato tra le tue braccia. Grazie Gesù perché hai reso eternamente felice Fabio. Grazie, perché stai con noi anche quando sembri assente. Rafforza la nostra fede perché ne abbiamo bisogno» ha detto Lorenza Petrosino.

«Sei ingiusto Signore: lo abbiamo pensato. E gridato in questi giorni. Perché non potevamo accettare che fosse morto un giovane che aveva fatto tanti sacrifici per formarsi una famiglia e che aspirava a far felice la sua Liliana e la piccola Francesca. Sei stato ingiusto Signore lo abbiamo gridato e a te lo ripetiamo adesso. Ma questa volta riconosciamo che sei stato tu a volere la morte di Fabio perché sapevi che con la potenza del tuo spirito ti saresti subito messo all’opera per preparare per lui e per tutti noi un futuro migliore. Era questa la fede di monsignor Marini che nelle lacrime e nelle devastazioni causate dalla guerra sapeva scorgere la ricostruzione che Dio preparava. Aiutaci Signore in questo momento a non lasciarci schiacciare dal dolore. Ma ad affidarci alla potenza del tuo Spirito» ha poi letto Tato Cipriano.

Anna Palumbo ha invece dato lettura del messaggio che Fabio scrisse al direttivo del Centro Monsignor Marini, all’indomani dell’incontro con monsignor Beniamino Depalma: «Colgo l’occasione di ringraziarvi tutti per la possibilità che mi è stata data di far parte di questo gruppo. Sono contento di questo clima sereno che c’è ad ogni incontro, dove le difficoltà si affrontano insieme proponendo liberamente i propri pensieri. Questa settimana trascorsa ricca di eventi unici e spero ripetibili, ha rafforzato in me il segno di “appartenenza”al centro. Faccio tesoro delle parole di Padre Beniamino, in particolar modo sul passaggio riferito a noi adulti: non stancatevi di seminare… anche se non si raccoglie, voi seminate. Nel mio piccolo cercherò sempre di dare il mio contributo e il mio impegno, cercando di lasciare qualcosa di importante ai più giovani e ai nostri figli. Anche se le difficoltà si presentano quotidianamente io voglio “seminare“. Non mancheranno nella mia famiglia le preghiere quotidiane per il processo di beatificazione di Mons. Marini».

«Fabio era un ragazzo pulito dalla testa ai piedi – ha detto Antonio Di Benedetto, il suo datore di lavoro – Signore, in Fabio, ragazzo pulito, hai fatto splendere la tua luce non per metterla sul candelabro ma perché tutti noi potessimo vederla. Sentiamo perciò il bisogno di ringraziarti Signore per il dono che ci hai fatto. Per la sua breve presenza in mezzo a noi e ti preghiamo per tutti i giovani, cui egli sempre guardava con rispetto, e con la speranza di vederli migliori. Sono tutti qui e sono tutti puliti dalla testa ai piedi. Nonostante le nostre paure e le grandi difficoltà della vita, aiutali a conservarsi puliti a desiderare di essere un modello di vita per gli altri. Perché i ragazzi che crescono hanno bisogno di modelli da emulare e non di divi da ammirare».

Al termine della celebrazione religiosa, chiusa come in un giorno di festa con l’inno a Sant’Andrea (O di Amalfi protettore…) intonato dalla corale Aloisiana Cantate Domino, il corteo si è radunato ai piedi scalea del Duomo dove Stefano Salviati, amico di Fabio e dirigente federale di calcio a 5 ha letto il suo commosso ricordo. «Caro Fabio, altri, e meglio di me, parleranno delle tue virtù. Io posso portarti solo il mio dolore. Un dolore che mi ha sconvolto l’anima. Davanti alla tua morte, sono rimasto attonito, sconvolto, travolto dal dolore E mi sono chiesto il perché. Ed alla fine mi sono anche dato una risposta anche se non so, davvero, se è quella giusta. La morte di un giovane è un avvenimento innaturale. Non rientra tra le logiche. Sconvolge. Eppure succede, è successo. Il destino non rispetta alcun ordine di anzianità. Nessuno considera che un giovane possa scomparire, così all’improvviso. E questo, caro Fabio, porta a riconsiderare i rapporti umani. L’ultima grande lezione che ci hai dato è quella di non rimandare a domani quello che può essere fatto oggi. E’ quella di non trattenere una carezza, una parola, un gesto di amicizia verso qualcuno pensando di poterlo fare più tardi. Oggi ho imparato che l’amore ed il rispetto verso chi ci ama, verso chiunque sia il nostro prossimo, vanno spesi subito e totalmente e non a rate da spendere in un futuro che non ci appartiene e che non conosciamo. Io porterò in dote nel mio cuore tutto l’amore, l’affetto che avrei voluto darti. Ne spenderò ogni giorno un poco nel ricordo che ogni giorno avrò di te. Ciao Fabio, grazie per tutto quello che mi hai dato, che ci hai dato e scusami, scusaci per tutto quello che non siamo riusciti a darti».

Il lungo pomeriggio di commiato a Fabio si è concluso in Piazza Municipio dove si è sciolto il corteo funebre. A ringraziare tutti per l’affetto e la straordinaria vicinanza è stato lo zio della moglie Liliana, Antonio Sarno. «Mia nipote mi aveva affidato un incarico: leggere una preghiera. Perché è solo nella preghiera che possiamo trovare quella forza che darà modo a Liliana, a Francesca, ad Alberto a Rosanna, ad Andrea e a noi tutti, di poter proseguire nel ricordo di Fabio – ha detto zio Antonio – Caro Fabio te ne sei andato via all’improvviso, quasi in silenzio. Ora che sei al cospetto di Dio prega per Liliana e Francesca, i tuoi genitori e tutti noi. Hai avuto una grande dimostrazione di affetto. Ora che sei tra le braccia di Dio, ora che sei più forte, puoi fare qualcosa in più. Ciao e riposa in pace».

Ciao Amico Caro. Che la terra ti sia lieve.

articolo tratto da amalfinotizie.it