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La storia di Miguel Bormolini. Un tumore alla gola e l’incubo di un nuovo male: “La Bibbia mi ha salvato”

[1]Febbraio 2010, proprio in questi giorni. Il 19 è il suo compleanno, ma due anni fa, dopo un normale allenamento, Miguel Bormolini non lo festeggiò col sorriso. Di professione gioca a calcio a 5, brasiliano con la cittadinanza italiana, classe 1979, in Campania aveva vestito nel 2003 e nel 2004 le maglie di Aversa e Bellona. Negli ultimi due campionati casa sua era diventata Asti, nuova realtà del futsal italiano. Il calvario inizia così: “Mi sono toccato alla gola e all’esterno del collo notai una pallina, come quella da ping pong.  Stavo bene fisicamente, mai avuto un problema”. Bormolini si rivolge ad una dottoressa, fa tutti gli esami necessari e ad inizio marzo arriva la sentenza ad Alessandria: carcinoma indifferenziato, già in metastasi, con la possibilità di arrivare dalla zona laringo-faringea al polmone. Non gli dicono tutta la verità, speranze di sopravvivenza da 0 a 30%.
“In quel momento non riesci a pensare – racconta -. Senti una grande voglia di lottare e affrontare la realtà. E così ho fatto sottoponendomi a 35 sezioni di radioterapia e tre cicli di chemioterapia. E’ stata durissima e quando ho terminato avevo perso quasi 23 chili”. Era il 6 giugno, i medici sono chiari, il tumore è temporaneamente sconfitto, ma resta un 50% di possibilità che possa tornare. E l’incubo si manifesta di nuovo.  “Faccio un controllo dopo qualche mese e spunta un nodulo al polmone. C’è la convinzione che possa essere una cellula maligna. Stavo malissimo – ricorda Bormolini -. Non potevo affrontare un’altra chemio. Mi sono affidato a Dio, a mia moglie Gabriela e mio figlio Gabriel di 4 anni. Erano tutti con me, i compagni di squadra, la società, i tifosi, persone meravigliose come il mio amico Davi. Sognavo il campo di calcio a 5”. Il giorno prima del nuovo esito legge un verso di Giosuè: santificatevi che domani sarà meraviglia in mezzo a voi. “E’ stato un miracolo, venne il dottore gridando che era solo un fungo preso in Sudamerica. La Bibbia mi ha salvato”.
L’emozione del ritorno sul parquet, poi a dicembre del 2011 la chiamata dello Scafati Santa Maria, club che milita in serie A2. “Mi hanno cercato il tecnico Douglas Pierrotti e il d.s. Stefano Salviati, una garanzia per me. Avevo una gran voglia di giocare di più, ripagherò la loro fiducia con i gol”.

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tratto dalla Gazzetta dello Sport del 17 febbraio