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La mentalità vincente nel segno dei Gennarelli. E la storia vuole continuare ad Afragola

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Vincenzo e Giovanni Gennarelli

C’è chi parla, anzi si sfoga e chi per strappargli una parola…neanche una tenaglia. Stesso cognome, cugini: uno è il titolare della azienda, l’altro un suo dipendente. Stessa passione per il futsal: uno è il presidente, l’altro è l’allenatore. Stessa passione per il calcio: uno è tifoso della Juve, l’altro anche. Purtroppo. Insieme hanno trasformato la Projuventute Sant’Anna, squadra parrocchiale, nel Futsal Afragola. Era il 2004. Dalla serie D alla C1 e poi la stagione della consacrazione con la promozione in B. Parliamo ovviamente di Giovanni e Vincenzo Gennarelli, i simboli vincenti di questa cavalcata trionfale targata 2011-12. Vulcanico il tecnico, lui che sapeva di avere a disposizione un organico di primo livello, lui che l’anno scorso chiedeva ai suoi sempre la vittoria, pur consapevole di avere una squadra di media classifica. Mentalità. E’ quella che ci vuole, senza nascondersi attraverso parole di circostanza. “Noi dobbiamo vincere, se non lo facciamo è perché abbiamo giocato male”. Non sono frasi dette a caso, è il Vincenzo Gennarelli pensiero. Sempre. Il più giovane tecnico della categoria, con i suoi 32 anni si è trovato a gestire un gruppo di “marpioni” del futsal, di quelli che ti possono mettere i piedi in testa perché loro hanno fatto la serie A, la serie B… Insomma, sappiamo benissimo cosa può accadere in uno spogliatoio quando il tecnico non ha un biglietto da visita e la squadra sì. Ma lui non ha fatto una piega, sarebbe anche difficile vista la sua stazza. Si è messo in discussione, ha imparato e carpito i segreti dei suoi atleti, li ha messi nelle condizioni di esprimersi al meglio creando soprattutto quell’unica magia che spinge ogni team ad arrivare all’obiettivo finale: lo spirito di gruppo. Nessuna prima donna, nessuno che avesse la possibilità di sentirsi indispensabile, tutti a rispettare una legge non scritta che risponde al nome di sacrificio per l’altro, del saper stare anche in tribuna senza protestare, di essere chiamato in causa un minuto e dare il massimo. E poi l’Afragola ha giocato a calcio a 5 e non c’è scritto da nessuna parte che una squadra fatta di campioni sia in un mare tranquillo, sulla rotta della promozione. Ci vuole il giusto timoniere e Vincenzo Gennarelli, col suo carisma e la sua voglia di apprendere si è messo a disposizione della squadra crescendo insieme e ottenendo il risultato sperato. Deve, secondo noi, cercare di parlare di meno su facebook, perchè lo strumento dell’indifferenza verso quello della presunta invidia, da lui spesso sottolineato è un’arma decisamente più pungente, ma è giovane, fa parte del personaggio e va accettato.

In un anno ha parlato solo una volta, probabilmente, e lo ha fatto per difendere a spada tratta la sua Afragola. Intesa come città, come persone, come tifosi. Il calore che si è creato attorno al club è figlio di chi, ogni settimana, al Le Club, segue con generosità e foga quella che resta una semplice passione. Scambiare le parole per violenza ha dato un senso di enorme fastidio. “Le parole non hanno mai ucciso nessuno”. Questa la dichiarazione del patron Giovanni Gennarelli per sottolineare la correttezza di chi ha seguito con entusiasmo e amore i colori rossoblù ed effettivamente, a torto, troppo spesso si scambia un appellativo colorito con atti di teppismo ben più gravi che per fortuna in nessun campo di calcio a 5 abbiamo mai riscontrato, con rarissime eccezioni, segno della grande maturità raggiunta dalle società. Pragmatico e chiaro nelle sue scelte, nelle sue promesse. “Chi sceglie di venire ad Afragola sa qual è il nostro modo di intendere il futsal”. Un messaggio netto quello del presidente perché il mondo del futsal deve restare intorno alla sua reale dimensione e sopravvalutarlo da parte di tutti vuol dire inevitabilmente interrompere qualsivoglia progetto. E’ anche il fotografo ufficiale della squadra, lo abbiamo visto a Nocera con la sua macchinetta digitale cercare di recupare gli scatti dei suoi ragazzi, così come fa ad ogni partita casalinga e ad ogni trasferta. Sempre sul palchetto dove è la telecamera a seguire le partite, l’anno prossimo sarà sicuramente più comodo perchè vuole fare il possibile per non snaturare il sogno di vedere l’Afragola giocare nella sua città. Afragola, appunto, un nome che ha fatto la storia del calcio a 5 campano con i Chiacchio e i Romanucci, in serie A, in tanti anni sul palcoscenico nazionale. Farà di tutto per avere il Pala Luigi Moccia e speriamo davvero che sia così perché il calcio a 5 ha bisogno di identificarsi con realtà territoriali dopo le tante dispersioni degli ultimi anni. 
Avrebbe voluto festeggiare la promozione in casa, ci sarà sicuramente una grande festa l’ultima gara interna e i rossoblù onoreranno il campionato fino in fondo. Sarà anche l’unica festa di quest’anno per i Gennarelli perché con Punto 5 abbiamo costruito rapporti che vanno al di là del racconto giornalistico e allora, come nelle migliori tradizioni, nella speranza di portare sfiga e interpretando il pensiero anche di molti calcettisti, dirigenti e tifosi dell’Afragola, auguriamo a Giovanni e Vincenzo di vincere scudetto e coppa Italia con l’odiata Juve. Bentornata Afragola.