La strada che porta a via Valentino, per noi, inizia dalla statale 268, una domenica mattina insolita rispetto al calcio a 5 dei più grandi. Quello del venerdì con il tradizionale palcoscenico della A, quello del sabato, dove il mondo del pallone a rimbalzo controllato si concentra quasi totalmente.
Nei viaggi fatti in tanti anni di militanza e telecamera, l’arrivo ad un campo di provincia ha sempre suscitato curiosità. Perché, in fondo, spesso è là che c’è il cuore pulsante di un movimento, è in determinati contesti che il ventaglio delle emozioni raccoglie il seguito di chi sa che c’è la squadra del posto, magari con tanti ragazzi del luogo, per costruire qualcosa di unico. E se i mattoni di questo progetto hanno le mani, i piedi, la testa di chi ha scritto pagine di storia del futsal, allora nulla ti sorprende. Se non la gioia degli occhi.
Una struttura sempre addobbata a festa, il chiosco del bar e due squadre pronte a darsi battaglia, “accerchiate” da un pubblico meraviglioso. Quello dei parenti, della fidanzata che aspetta il bacio del compagno giocatore, di amici che sostengono amici con cui magari dopo ci si vede per una birra. Di chi ha smesso di giocare per iniziare una nuova avventura lavorativa e si ritrova a cantare cori di incitamento per tutti i 60 minuti. E ricorda che il papà, Gino De Luca, ci stimava tantissimo e lo diceva con affetto ogni volta che ci si incontrava.
La prima contro l’ultima in serie D. Striano contro Casilli, frazione di San Giuseppe Vesuviano. Non c’è partita sulla carta, e così sarà alla lunga. Nella consueta postazione a bordocampo che ci tocca spesso in queste occasioni, si cerca il più possibile di non dare fastidio a chi trova posto dietro di noi. E anche qui uno spaccato di vita, sempre, tra il mancato allenatore che dà indicazioni, quello che l’arbitro non è mai buono, la mamma che incita il figlio e sorride. E poi lei, appunto, che al gol del suo ragazzo, riceve il bacio sperato dopo l’esultanza, timidamente felice.
Ma c’è qualcosa, anzi qualcuno, che c’incuriosisce di più.
Sono alla nostra sinistra, con tanto di striscioni a recitare il senso di appartenenza e tanto di cori ininterrotti per tutta la partita. Ci avviciniamo con l’intento di fare una foto e sono stesso loro a chiedercela. Poi, tra una chiacchiera sul campionato e la ragione di cosa li spingesse comunque a seguire una squadra ultima in classifica in serie D di calcio a 5 con 3 punti, ecco la risposta più bella, quella ti spiazza e ti riempie i pensieri. “La nostra è la vittoria dell’anima”. Perché spiega tutto, il senso del divertimento, dello stare insieme a prescindere dal risultato. “Di fare qualcosa di bello per il Rione, anche se veniamo tutti dal calcio e stiamo cercando di imparare al primo anno, l’importante è provare a costruire qualcosa”, dice capitan Sepe. Costruire, una parola che torna, come quello che stanno facendo a Striano, dove tutti sono coinvolti con lo spirito della passione. E dove, magari, si sogna il salto di categoria. Ma con i piedi per terra, quelli che, però, quando hanno un pallone a rimbalzo controllato nei paraggi, ti possono insegnare tutta la magia del futsal, perché chi grida il suo nome dagli spalti sa la fortuna di avere uno come lui alla guida di questi ragazzi: Lino Suarato.
Che sport meraviglioso, quello che il parquet esalta con giocate di campioni incredibili, quello che ci lascia ancora sognare con l’erba sintetica e telecamera a rischio pallonata. Ma la sera, statene certi, che sia D o che sia A, ci si trova sempre tutti con una birra. A cantare insieme.