“ Il guaio dell’orgasmo come metafora, in questo caso, è che l’orgasmo, anche se ovviamente piacevole, è una cosa familiare, ripetibile (nel giro di un paio d’ore, se mangi tanti spinaci) e prevedibile, specialmente per un uomo: se stai facendo sesso, sai cosa sta per venire, per così dire. Forse, se non avessi fatto l’amore da diciott’anni, e se avessi abbandonato ogni speranza di farlo per altri diciotto, e poi all’improvviso, del tutto inaspettatamente, si presentasse l’occasione… forse in queste circostanze sarebbe possibile ricreare con una certa approssimazione quel momento a Anfield. Pur non essendoci alcun dubbio sul fatto che il sesso sia un’attività più piacevole che guardare le partite di calcio (niente pareggi 0-0, niente trappole del fuorigioco, niente risultati imprevisti, e sei al caldo), di solito i sentimenti che genera non sono così intensi come quelli innescati da una vittoria di Campionato all’ultimo minuto che capita una sola volta nella vita.
Nessuno dei momenti che la gente descrive come i migliori della propria vita mi sembrano analoghi. Dare alla luce un bambino dev’essere straordinariamente emozionante, ma di fatto non contiene l’elemento cruciale della sorpresa, e in tutti i casi dura troppo a lungo; la realizzazione di un’ambizione personale – una promozione, un premio, quello che vuoi – non presenta il fattore temporale dell’ultimo minuto, e neppure l’elemento di impotenza che provai quella sera. E cos’altro c’è che potrebbe dare quella subitaneità? Una grande vincita al totocalcio, forse, ma la vincita di grosse somme di denaro va a toccare una parte completamente diversa della psiche, e non ha niente dell’estasi collettiva del calcio.
E allora non c’è proprio niente che possa descrivere un momento così. Ho esaurito tutte le possibili opzioni. Non riesco a ricordare di aver agognato per due decenni nient’altro (cos’altro c’è che sia sensato agognare così a lungo?), e non mi viene in mente niente che abbia desiderato da adulto come da bambino. Siate tolleranti, quindi, con quelli che descrivono un momento sportivo come il loro miglior momento in assoluto. Non è che manchiamo di immaginazione, e non è nemmeno che abbiamo avuto una vita triste e vuota; è solo che la vita reale è più pallida, più opaca, e offre meno possibilità di frenesie impreviste.”
I molti appassionati del calcio possono ritrovare in questo passo del bellissimo libro di Nick Horby “Fever Pitch “ (da cui e’ stato tratto anche un film meno bello !!!) una parte della loro stessa vita. Perché la febbre del calcio, a tutte le latitudini, sembra essere la stessa e sembra rispecchiare le venture e le sventure della vita privata.
“Fever Pitch” non è un romanzo semplice: è un romanzo coinvolgente, che è ben differente. Il coinvolgimento e l’identificazione del lettore con l’io narrante sono tanto spontanei e immediati da spingere a chiamare in causa la categoria della “inevitabilità”: Hornby è riuscito nella difficilmente ripetibile impresa di rappresentare l’archetipo del tifoso, spiegandone riti, esorcismi, stati d’animo e manie e rivelando il primo segreto del calcio; la capacità di far sentire un individuo parte della collettività, il dono di saper spogliare dell’identità e della coscienza il tifoso per integrarlo nella sacra atmosfera della partita, il talento di sublimare le sconfitte della quotidianità nella dedizione alla squadra. Nella fede.
Questa e’ la filosofia “costitutiva” del nostro gruppo ultras “Bolgia Colours”, nato da una idea del “grande” Guidone Sommella e sviluppata poi dalla nostra organizzazione che ha dotato i ragazzi degli “strumenti” necessari per sostenere in maniera pacifica e sempre sportiva le nostre compagini ma soprattutto per accogliere nella nostra comunita’ anche ragazzi che forse non potendo giocare a calcio si possono avvicinare al nostro progetto per la loro passione di ultras.
Una scelta che inevitabilmente potrà capirla a fondo solo chi vanta lunga militanza sugli spalti e autentica fede in una squadra, ma che obiettivamente potrà servire allo scettico o al diffidente per comprendere una visione del mondo che – se ne prenda atto – è molto più diffusa di quel che si può pensare.
Una visione che deve essere quindi “strumentale” per la realizzazione della nostra mission (che vale sempre la pena ricordare).
E allora a Salvatore, Roberto, Renato, Raffaele, Gennaro, Giorgio, Vincenzo e Alessio che rappresentano il nucleo originario dei “Bolgia Colours” va il nostro benvenuto e il nostro augurio affinche’ il comune cammino possa portarci a vivere bellissime esperienze sportive e di vita.
United nell’anima !!!