Preg.mo Direttore,
la sottoscritta, Barbara Guerriero, con la presente, intende rispondere alle accuse mosse contro di lei attraverso un comunicato stampa a firma dell’allenatore de Il Quarto C5, Enrico Errico, apparso sulle Vs testate giornalistiche.
Innanzitutto tengo a precisare che non mi sono mai laureata, purtroppo, quindi non mi arrogo il titolo di ‘dottoressa’. Ciò non mi vieta però di conoscere ottimamente la lingua italiana e, di conseguenza, il reale significato delle parole. Dal 2007 sono regolarmente iscritta all’Albo professionale dell’Ordine dei Giornalisti Pubblicisti della Campania, svolgendo la mia professione sempre con la massima diligenza, integrità morale ed intellettuale e professionalità. Prova ne sono i continui attestati di stima delle persone che quotidianamente mi trovo ad incontrare sia in ambito lavorativo che nella vita privata e, non ultimo, il premio come Miglior Addetto Stampa conferitomi in occasione dei Futsal Awards, manifestazione tenutasi nel giugno del 2011, riconoscimento ricevuto alla presenza dei vertici del Comitato Regionale Figc Campania e di tutti gli addetti ai lavori del mondo del futsal regionale, per me motivo di vanto ed orgoglio in quanto assegnato da colleghi giornalisti che, evidentemente, hanno apprezzato il mio lavoro. Da ormai cinque anni, vesto i panni di Responsabile della Comunicazione dell’ASD Cus Avellino C5, da due il mio nome è stato inserito nello Statuto societario del club con la doppia carica di Addetto Stampa e Dirigente Accompagnatore.
Quest’anno, a differenza dei quattro precedenti, mi ritrovo, per motivi strettamente personali, ad essere nella condizione di dover rinunciare a seguire la squadra quando questa è impegnata lontano da Avellino, ma ciò non mi impedisce di conoscere i fatti inerenti all’andamento delle partite. Grazie, infatti, agli strumenti che i Vs portali mettono a disposizione (es. la web radio di Punto5.it o i risultati in tempo reale di Calciofive.net), riesco a tenermi costantemente aggiornata sull’andamento delle gare. A questi mezzi, si uniscano anche le costanti telefonate fatte ai miei dirigenti, che, invece, seguono costantemente dal vivo, dentro e fuori casa, la squadra, così da sapere anche l’umore della squadra e, soprattutto, particolari ed episodi che, per forza di cose, gli inviati sui vari campi non possono raccontare. Questo è successo anche sabato us, in occasione della gara tra Quarto C5 e Cus Avellino C5. Dopo aver appreso, dal collegamento radio da Pianura della testata Punto5.it, del parziale vantaggio per 3-0 della mia squadra e dell’espulsione di chi mi accusa, alla fine del primo tempo ho telefonato ad un mio dirigente, presente all’impianto ‘Artema’, chiedendogli come stesse giocando la squadra e del motivo che ha portato all’espulsione del tecnico avversario. Le sue testuali parole sono state: “Ha dato uno schiaffo a Luigi. Se questo è diventato il calcio a 5, credo sia arrivato il momento di abbandonare” e il tono della sua voce era piuttosto deluso e amareggiato, nonostante il risultato nettamente a favore. Di conseguenza, poiché il ruolo di un addetto stampa è quello di riportare la voce della società di cui è chiamato a fare le veci con gli organi di informazione, descrivendo l’accaduto nella nota stampa diramata nel post gara, non ho fatto altro che riportare ciò che un mio dirigente superiore mi aveva raccontato, né più, né meno. La domanda, dunque, è: il problema sorge perché ho riportato il fatto o perché il fatto non è vero? Alla prima ipotesi rispondo che l’omertà non è propria del mio carattere e, soprattutto, della mia professione. Se il problema fosse la seconda ipotesi, proprio perché non presente, non posso evidentemente aver visto, ma poiché l’accaduto mi è stato riportato da una persona facente parte la mia società (e quindi non avrei motivo per non credergli), ripeto, in qualità di addetto stampa (e non di ‘semplice’ giornalista, differenza ben netta), ho raccontato quanto successo.
Mi si accusa di non essere stata presente e quindi non aver visto che Milito ‘avrebbe’ aggredito chi mi accusa (CIT. “Il giocatore avellinese alla fine di un contrasto di gioco è finito addosso alla nostra panchina, anche a causa del terreno scivoloso e mi ha etichettato in malo modo. C’è stato qualche spintone di troppo, ma non agito in maniera vendicativa ne premeditata contro nessuno. Il giocatore mi è finito addosso, offendendomi tra l’altro, e ho cercato di proteggermi da qualche possibile urto”), per poi aggredire il portiere Lauro (CIT. “Proprio lo stesso giocatore dopo aver segnato va a sbeffeggiare il nostro portiere con gesti poco sportivi”). Da ciò sarebbe nata l’espulsione (CIT. “Sono entrato in campo per cercare di sedare gli animi e per proteggere da quella farsa Lauro, che ne era stato vittima. Sono stato espulso…”).
Mi chiedo: perché chi mi accusa avrebbe dovuto agire in maniera ‘vendicativa’ o addirittura ‘premeditata’? Cosa significa ‘proteggermi da qualche possibile urto’? Invece di fermare la corsa del giocatore, per evitare di far male allo stesso o ai calcettisti in panchina, ci si difende allungando le mani? Per difendere il proprio portiere, ‘vittima’ delle scelleratezze di Milito, si entra in campo e ci si fa ‘giustizia’ in prima persona o ‘cercare di sedare gli animi’ invece di richiamare l’attenzione degli arbitri, gli unici ad essere deputati a punire i comportamenti scorretti dei calciatori e dei tesserati a bordo campo? L’espulsione, poi, non avrebbe dovuto colpire anche Milito, che, da quanto si legge, si è comportato come un vero e proprio delinquente attaccando, colpendo e aggredendo verbalmente praticamente chiunque gli si parasse di fronte? È mai possibile che due arbitri non si siano accorti di nulla, se non del tentativo di difesa di chi mi accusa nei confronti del suo portiere? Eppure, il Cus Avellino C5 era la squadra ospite, di conseguenza gli arbitri non avrebbero potuto subire la ‘sudditanza psicologica’ o la ‘pressione’ del pubblico di fede biancoverde, non essendo presenti altri se non dirigenti e calcettisti del Cus Avellino.
Altro punto di discussione: CIT: “Non ho assolutamente nulla contro l’Avellino del quale sono stato ex, infatti a fine partita abbiamo preso un caffé con animo disteso assieme ai Izzo questa la nota positiva aver recuperato tra gli amici perche persona magnifica e ci tenevo veramente e il mio grande è vero amico lanzetta , persone per bene e che conosco da tempo…”. Questo va solo ed esclusivamente a vantaggio dei mie dirigenti, e soprattutto del Direttore Sportivo Gerardo Izzo, che ancora una volta ha dimostrato la sua caratura morale e un’intelligenza superiore. Nonostante per un intero anno sia stato etichettato da chi mi accusa come ‘colui che vuole il male del Cus Avellino’ (e pensare che l’ha praticamente fondata lui poco più di venti anni orsono) e come ‘presidente che deve andare in pensione’, ha agito solo ed esclusivamente per il bene della squadra, per mettere a tacere tutte le polemiche che hanno caratterizzato lo scorso campionato e per dare prova dell’onestà intellettuale che lo caratterizza e per la quale tutto il mondo del calcio a 5 nazionale lo stima. Da questo ad annoverare Izzo tra i propri amici, solo dopo un caffè, credo ci passi un oceano di scuse, mai pervenute. Vorrei ricordare a chi mi accusa che tante volte l’ho invitato ad un confronto verbale per chiarire la situazione, davanti ad un caffè visto che gli piace tanto, ma il mio invito è puntualmente caduto nel vuoto, preferendo, ad un incontro de visu, le sterili stoccate sui social network, spesso, per non dire sempre, condite da epiteti rivolti alla mia persona poco gratificanti per chi si professa paladino della lealtà e dell’onestà, soprattutto se si pensa che sono indirizzati ad una donna.
Nel comunicato in oggetto, mi si accusa di ‘disinformazione’, in aggiunta all’aggettivo ‘finta giornalista’ apparso sulla pagina personale dell’accusante in un post comparso sul social network Facebook. Evidentemente, l’allenatore del Quarto C5 ha la memoria breve. Solo un anno fa, ero per lui una grande giornalista, una professionista a cui chiedere aiuto in svariate circostanze per far sentire la propria voce, quando, ingenuamente, credevo fosse davvero una ‘vittima’ del sistema futsal campano. In particolare, in due occasioni, infatti, ho scritto, su sue precise indicazioni, ma in italiano corretto, altrettanti comunicati che avrete sicuramente nei Vostri archivi, in cui attaccava due suoi ‘avversari’, rei di averlo denunciato per doppio tesseramento alla giustizia sportiva, ai tempi del suo mandato come allenatore dell’allora Pegaso Capo Miseno. All’epoca ero una professionista d’alti livelli, una persona corretta, una grande del giornalismo. Oggi, invece, sono una ‘finta giornalista’, eppure sono esattamente la stessa persona: così come non ero allora una firma d’oro del giornalismo italiano, allo stesso modo oggi non sono una che aziona la penna a caso. Si cambia opinione sulla professionalità (si badi bene, non sulla persona) di qualcuno in base a ciò che scrive? In base al fatto che ti critica o ti elogia? O si soffre di antipatia e simpatia? Sulle sue considerazioni personali su di me come persona, lascio cadere il discorso.
In conclusione, in base a quanto dichiarato, mi preme sottolineare che io, Barbara Guerriero, in qualità di giornalista pubblicista, esulando da ciò che è il mio ruolo all’interno della società ASD Cus Avellino C5, non accetto lezioni di moralità e correttezza da parti di chi delle regole, del rispetto dei ruoli e della sportività conosce solo le parole, ma puntualmente ne disattende i veri valori; da parte di chi puntualmente mette i suoi calciatori in condizione di chiedere scusa per i suoi comportamenti scellerati (come è successo anche sabato a Pianura); da parte di chi si fa beffe degli arbitri e dei vertici federali, sedendo in panchina pur essendo stato colpito da squalifica. La mia famiglia mi ha insegnato cosa significhi il rispetto delle regole, l’onestà morale, l’integrità intellettuale, il senso di verità e la fedeltà ai propri valori, nessun altro deve arrogarsi il diritto di poter proferire parola sull’argomento. Sull’accusa di ‘disinformazione’ che mi viene mossa, rispondo, terminando, che accetto consigli solo ed esclusivamente da chi reputo superiore a me in ambito giornalistico. E non è certo questo il caso.
In fede
Barbara Guerriero