
Arrivato a Scafati per risolvere i problemi di astinenza negli ultimi dieci metri, sta provando a vestire i panni del bomber. E dopo la doppietta – purtroppo sfortunata- di Acireale, in casa gialloblu sono sicuri di averci visto giusto. Miguel Bormolini è un lottatore. Un gladiatore. Di quelli che piacciono a Pierrotti, al quale lo lega un rapporto di grande fiducia. “Lo ammiro come uomo e come giocatore. In Brasile è un mito del futsal- esordisce il pivot –, per molti della mia generazione è un esempio. Anche da allenatore ha lasciato il segno. Ricordo la promozione in A1 col Marcianise. Quell’anno c’erano squadre sicuramente più attrezzate della sua, ma riuscì a fare un vero e proprio miracolo”. Bormolini, il lottatore. E’ uno che ha imparato a dare del tu alla vita. Fuori e dentro dal campo. Un anno e mezzo fa la partita più difficile, quella contro il cancro. Diagnosi spietata. I medici gli avevano dato solo un 30% di speranza. “Quando mi dissero che c’erano poche speranze, mi crollò il mondo addosso. Ma non mi sono mai arreso. La ricetta? Tanta speranza, ma soprattutto tanta fede. Sono sempre stato un profondo credente, ma da allora la mia fede è diventata incrollabile. Io ci ho messo come al solito il mio impegno, sono rimasto attaccato alle cose a cui tenevo di più. Il resto è arrivato dall’alto. Dio mi ha salvato”. La nuova vita di Bormolini è ricominciata anche grazie al sudore e all’odore del parquet. Cinque anni ad Asti, la seconda casa. Poi Scafati. “Non è stato facile lasciare Asti. Cinque anni non si dimenticano in fretta. Lì ho trovato persone speciali, che mi sono state vicine anche nei giorni della malattia. Le parole della dirigenza nel giorno del passaggio in gialloblu mi hanno commosso. Ma ora sono pronto a ripagare la fiducia della dirigenza dello Scafati, che mi ha subito fatto sentire importante”. Ambiente nuovo, squadra diversa, ambizioni che cambiano. La promessa, però, è quella di sempre. Fare gol. “Quello sicuro, purtroppo ad Acireale ho segnato due reti inutili ai fini del risultato. Almeno un pareggio avremmo potuto portarlo a casa. Non conoscevo molto dello Scafati, prima di venire qui. La garanzia per me è stato Pierrotti. E’ strano giocare in una squadra dove il 70% dei giocatori è italiano, anzi…napoletano. Ma dopo averci giocato assieme, posso dire che Botta, Amirante, De Luca, Fabbrini, sono giocatori di grande livello. La sorpresa? Sarebbe scontato dire Botta. Ha grande personalità e trasmette sempre la sua grinta ai compagni, anche in allenamento. Mi ha sorpreso Mattiello. Secondo me ha i numeri per diventare uno dei portieri più forti d’Italia”. Salvezza. E’ questo l’imperativo che Pierrotti ha dettato alla squadra. “Dobbiamo arrivare alla salvezza quanto prima. Per una squadra al primo anno di A2, non credo possa esserci altro obiettivo. Douglas ce lo ripete sempre. Bisogna scendere in campo con una mentalità da guerrieri, perché questo campionato non è facile. Siamo pronti ad un girone di ritorno col coltello tra i denti. In cui dovremo battagliare su ogni campo. Anche contro quelle squadre che adesso occupano le ultime posizioni, non sarà facile fare punti. Tutte, chi più chi meno, hanno rinforzato il proprio organico. Sono convinto che regnerà l’equilibrio fino alla fine. Basta dare uno sguardo alla nostra classifica. Noi adesso siamo in piena zona play-out, ma allo stesso tempo ci sono pochi punti di distacco dai play-off. Credo che sarà così fino alla fine. La forbice non sarà così ampia”.
Antonio Del Vecchio
Comunicato stampa Scafati Santa Maria