……Dove cominciamo? Non lo so. In questi giorni ho provato a farmi un’idea di come riuscire a racchiudere in poche parole un’onda enorme di sensazioni, che mi hanno travolto già a due secondi dalla fine della partita di Cagliari, quando ho visto la palla che rotolava lentamente fuori e ho capito che ce l’avevamo fatta. Non mi ricordo benissimo cosa sia successo, mi ricordo però che sono corso ad abbracciare tutti, ho cercato di stringere a me quante più persone potevo perché questo successo è di tutti.
E’ un successo che parte da lontano. Parte dalla scorsa estate e da quella stretta di mano tra Luigi Longobardi e Massimo Oranges, che ha sancito la nascita del Napoli Futsal Santa Maria. Una fusione? Parecchi avevano storto il naso. “Non andranno avanti. Scoppieranno prima di gennaio”. Invece abbiamo colto in una sola stagione coppa Italia e promozione. Il merito è sicuramente dei due presidenti, due persone squisite che hanno sempre onorato gli impegni e non hanno mai fatto mancare nulla ai loro atleti. Né quest’anno, né in passato. Quando si sceglie di percorrere una strada comune, bisogna essere bravi, guardare tutti nella stessa direzione, rinunciare ai personalismi: queste cose non tutti sono bravi a farle. Ci vuole una certa predisposizione all’ascolto e al dialogo. Massimo e Luigi, queste caratteristiche, le hanno avute. Hanno messo davanti a tutto il progetto, la crescita, il rispetto dei ruoli e degli impegni presi all’inizio. A loro va il mio immenso ringraziamento, perché questi successi li meritano davvero, dopo tante delusioni immeritate.
Ringrazio anche Nino Pappalardo, che è stato determinante nella fase del dialogo ed ha voluto fortemente questa unione. Uno come lui merita la serie A. Era stato costretto ad abbandonarla dopo aver creato da zero il progetto Barrese, ora la riconquista sul campo.
Ringrazio Ivan Oranges. Come con Massimo, ci eravamo incrociati forse nella stagione peggiore della nostra vita sportiva. Sentivamo un po’ tutti il bisogno di rifarci con gli interessi. Ho ritrovato un professionista, un allenatore competente e un grande motivatore, che è stato capace di inculcare un carattere enorme ai suoi ragazzi e spingerli anche oltre i loro limiti. Inoltre, e questo è un aspetto che forse pochi gli riconoscevano, è stato un tecnico che non ha guardato la carta d’identità: se sei bravo, giochi. Vedere per credere: a Cagliari, come a Martina, in campo c’erano 4 italiani (di cui tre under) davanti a Bragaglia. Lavorare con lui è stimolante e sono certo che anche l’anno prossimo riusciremo a centrare i nostri obiettivi. Logicamente non posso non ricordare lo staff tecnico con il prof. Vito Lancella che ha curato nei minimi particolari la parte atletica, l’ottimo fisioterapista Francesco Amato un vero e proprio mago nel suo campo, alcuni punti sono da attribuire anche alla sua esperienza, al neo arrivato Stefano Caccavale che ha dato una mano al prof. Lancella, al preparatore dei portieri Christian Rocha e agli instancabili magazzinieri Mimmo De Luca, Carmine e Vincenzo Falanga.
Ringrazio tutta la società: gli sponsor, gli amici di Scafati e Santa Maria La Carità che non hanno mai fatto mancare il loro apporto: Dario D’Auria, Agostino Fortunato, GIuseppe Alfano, Pasquale Ruocco e il gigante buono Matteo Viviano. Logicamente non può mancare il mitico Marcello Esposito che con la sua allegria ha dato una grossa mano a consolidare ancora di più il gruppo dei calciatori. Questo successo non sarebbe stato tale senza di loro.
Ringrazio anche tutti gli amici delle squadre che ho incontrato durante la stagione, in special modo quelli di Cagliari, il presidente Marco Vacca e il mister Diego Podda, assieme ai quali abbiamo dato vita a due finali e tre partite che potrebbero essere uno spot per il futsal. Li ringrazio per la disponibilità e l’accoglienza e mi auguro di rincontrarli presto in A1, perché anche loro la meritano per organizzazione e competenza.
Ringrazio i centinaia di amici che con un sms, un messaggio su facebook o una telefonata mi hanno fatto i complimenti (anche oltreoceano). In modo speciale ringrazio quelli di Amalfi che mi sono stati vicini fino all’ultimo minuto della gara. Ringrazio anche i nostri tifosi e gli ultrà del Rione Amicizia, che nelle gare di play-off ci hanno sospinto alla vittoria.
Ringrazio tutti i miei giocatori, dal primo all’ultimo. Quest’anno abbiamo avuto una squadra di veri uomini, prima che di giocatori. Lo dico senza esagerare: in partite come quella di Cagliari o come quelle di Coppa, non so quanti atleti avrebbero corso il rischio di scendere in campo in condizioni fisiche assurde. C’è stato chi non era in grado di camminare ed è sceso in campo lottando, c’è stato chi è voluto essere in campo, al fianco dei compagni, anche contro il parere dei medici: questo io lo chiamo attaccamento alla maglia e…palle (non esiste una parole simile che rende il concetto).
La mia felicità è immensa se penso che in questa stagione di successi c’è la firma di tanti ragazzi che ho visto crescere e di altri che vorrei far crescere. Per me lo sport, il calcio a 5, è sempre stato principalmente questo: dare ai ragazzi una possibilità di emergere, di credere in sé stessi, di capire che nella vita gli sforzi possono venire premiati. Per questo, al di là delle vittorie che ovviamente fanno piacere, la mia più grande felicità è stata quella di vedere protagonisti in campo i miei “figli” napoletani: Botta, Milucci, Amirante, Galletto, Campolongo, Pipolo, Sepe. La loro gioia è il più grande regalo che potessero farmi. La loro crescita dimostra che anche coi giovani italiani si può vincere se si ha la pazienza di farli crescere, concedendogli anche la possibilità di sbagliare. Il settore giovanile è importante per dare giocatori alla prima squadra. Anche in questo caso tutti gli obiettivi sono stati rispettati: Under 21, Juniores, Allievi, Esordienti e Pulcini. Grazie al lavoro di tutti gli atleti, dell’amico e dirigente Ciro Farella, dell’amico Catello Coppola. e di tutti gli allenatori, Gianluca Tito, Filippo Sansone, Marcello Ungaro e Lino Esposito.
Ovviamente una menzione speciale la merita il mio “figlio prediletto” Enzo Botta. La sua stagione è stata incredibile, il trascinatore, “un animale da campo”. Un italiano, anzi napoletano, capace di reggere (e vincere) il confronto con giocatori affermati con un curriculum di A1, quella categoria in cui merita di stare.
Un ringraziamento va anche alla redazione di Calciofive.net, a Gaetano D’Onofrio, Marco De Rosa ma in special modo a Francesco Auricchio ed Antonio Del Vecchio, che hanno seguito con professionalità e creatività (che bello l’Harlem Shake!) il percorso della prima squadra e della formazione under 21. Ottimo anche il lavoro fatto con professionalità dal nostro addetto stampa Domenico Birnardo.
L’ultima parte di questo racconto la dedico a mè stesso. Lo dico con un pizzico d’orgoglio, che non guasta mai: non vinco solo con i settori giovanili, ma anche con la prima squadra. Molti mi hanno scritto: “sei ritornato nell’ambiente che meriti, ma io non rinnego la B, l’A2, non ho bisogno di apparire, non ho bisogno di stare al di sopra di tutti, a me basta divertirmi con i ragazzi in cui ho creduto, e il fatto che molti di questi oggi siano in prima squadra, forse unico in Italia, rafforza la bontà del mio lavoro. Una leggera stoccata, poi, devo indirizzarla a chi dice che gli arbitri tendono a favorire le squadre di cui faccio parte: nelle sei gare di play-off il Napoli Futsal Santa Maria ha subito 18 ammonizioni e 5 espulsioni…fate voi…
In chiusura mi preme dedicare quest’anno di successi a tre persone in particolare che non fanno più parte di questo mondo: a Gabriele Caccavale, che imparo a conoscere ogni giorno nei sorrisi di suo fratello Stefano, a Bruno Marconi, storico dirigente del futsal laziale, e a Luigi Palermo, ex presidente dello Scafati Santa Maria, un signore d’altri tempi. Un pensiero anche ad altri che non ci sono più….
Spero di non aver dimenticato nessuno e se l’ho fatto chiedo scusa ma l’emozione è veramente tanta.
Stefano Salviati