E' durata due anni l'avventura del Marigliano in serie A2. Nello scorso campionato una salvezza conquistata con una grande risalita arrivò grazie all'innesto di due giocatori fondamentali: il portiere Bernardi e Romanini. Giocatori che hanno fatto la differenza in un contesto dove ruotava un collettivo abbastanza collaudato. Il 2008-09 è cominciato con un nuovo percorso, quello che ha unito il Marigliano al Sant'Alfonso. Solo a parole, perché a gestire la squadra è rimasto ben presto Massimo Oranges. Da solo. Del vecchio Marigliano non c'è più traccia: per diversi motivi, scelte personali, dissidi e necessità di risanare il bilancio, vanno via Mele, Duarte, Bernardi, Maggio, Andreozzi, Bosco, Farina, Lorenzetti, Romanini. Una squadra da rifondare si pensa con la maggior parte dei giocatori che hanno trascinato lo scomparso Sant'Alfonso dalla A2 alla B con altri innesti di valore. E così in estate vediamo sfilare Pereira, De Camargo, Suarato, Mazzocchi, Botta, Guerra, Fabbrini, Dalmas, Giacomazzi, Sinno, Andregtoni. I presupposti sono buoni e questo gruppo addirittura sembra possa ambire ad un campionato da play off. Tutto sbagliato. Le avvisaglie di una stagione storta arrivano alla terza giornata con l'exploit del Ceccano a Pomigliano D'Arco. Arrivano nove sconfitte intervallate dalla sola vittoria di routine a Roma. Il team di Ivan Oranges rialza la testa solo nel derby col Marcianise dopo essere stato sotto 4 a 1 prima di crollare ancora a Regalbuto. Insomma, un disastro senza fine con un piccolo sussulto d'orgoglio a Polignano.
Intanto è il valzer degli addii. Quello più doloroso e immediato è di Leandro Pereira. Il motivo è chiaro: è l'unico che sembra essere all'altezza della A2 ed in forma. Suarato ha problemi fisici e anche lui sceglierà di giocare in C1 all'Isef. Dalmas non segna più e diventa il primo capro espiatorio dell'attacco: ceduto. Giacomazzi e Andregtoni fanno le valige per andare alla Paganese, Sinno diventa il secondo di Bertoni alla Napoli Barrese, Thiago rompe con il club.
Arriva Crema, definita una promessa, si dà molto da fare, ma vive una stagione nell'anonimato assoluto; Mazzocchi e Botta sembrano due trentacinquenni arrivati alla loro ultima stagione, Fabbrini non è neanche l'ombra del nuovo Suarato, condizionato nel finale di campionato da un infortunio. Gente che va gente che viene. Si cerca di correre ai ripari con due scarti della Napoli Barrese, un passaggio di consegne nello stesso palasport: Diogo e Romolo Bertoni. Tra infortuni e una forma mai smagliante, l'ex pivot del Napoli non è praticamente mai decisivo e il cognome famoso non aiuta Romolo che dà il suo contributo solo numerico e nulla più alla causa, per un Marigliano che arriva sempre con gli uomini contati e alternative assolutamente non all'altezza della categoria.
Il Marigliano è retrocesso perché ha sbagliato tutto, fondandosi su basi che non erano solide e sulla passione di un presidente, Massimo Oranges, che ha creduto di avere una squadra inesistente.
La colpa in primis è di chi ha fatto questo progetto. Il calcio a 5 ha bisogno di sinergie vere, non promesse elettorali che mandano allo sbaraglio un club. Il fallimento non ha un unico responsabile: se le squadra la fanno insieme i direttori sportivi e gli allenatori allora è giusto puntare l'indice contro Stefano Salviati e Ivan Oranges. Se vogliamo essere seri, diciamo che per salvare questo Marigliano che gioca da 10 partite con 5-6 giocatori validi, ci voleva un miracolo di Padre Pio. Se vogliamo essere seri smettiamola di considerare qualcuno un fuoriclasse e iniziamo a far capire ad alcuni giocatori e non è il caso solo del Marigliano che lo stipendio di un operaio è un po' più sudato della loro maglia al termine di una partita.