Raccogliamo l?osservazione di Carlo Di Martino, allenatore della 3Soccer San Rocco in serie D maschile e della Dinamo San Francesco in serie B femminile per uno spunto di riflessione. Questa la sua polemica, in parte giusta, sulle strutture sportive. ?E?impossibile giocare in campi di calcio a 5 dove terreno e misure non solo all?altezza come quello del Monfalcone, alcune societ? dovrebbero avere la bont? di farsi da parte se non hanno strutture idonee alla disciplina, cos? il movimento non crescer? mai?.
Partiamo da un concetto di base che non deve sfuggire agli addetti ai lavori ed ? quello della categoria in cui ci si va a misurare. E?indubbio che deve esserci rispetto, in tutti gli aspetti del calcio a 5, visto che le societ? pagano per disputare i campionati e la Lega Nazionale Dilettanti deve battersi affinch? ci sia il massimo della qualit? in ogni settore. Campi sportivi soprattutto. Se analizziamo per? onestamente le difficolt? di questo sport, possiamo constatare che gi? in serie A si contano sulle dita delle mani palasport che possano abbagliare la vista. Il Caserta se lo ? dovuto costruire perch? a Marcianise non c?? e comunque gioca in una Tensostruttura, il Palavesuvio non ? un granch? ma a Napoli sembra essere l?unico punto di riferimento. In A2 Benevento ha un impianto meraviglioso forse anche troppo dispersivo per il calcio a 5, la Cogeap Vesevo solo in questa stagione ha ritrovato una struttura degna di tale nome nella sua citt?.
In serie B ci si divide tra l?erba sintetica (Camilla Cales, Afragola, Casagiove, Forio, Reale Mutua, Gragnano, Napoli Five) e coperto (Barrese, Marigliano, Olimpia Ischia). Questi ultimi tre club hanno la possibilit? di usufruire o pagare una struttura, gli altri magari gestiscono il campo che non offre chiss? quali privilegi per atleti e spettatori. Insomma, rendiamoci conto della dimensione di questo sport. Bellissimo, secondo noi pi? coinvolgente nel ritmo e nella qualit? dello spettacolo di tanti altri, ma pur sempre da riflettere nello specchio dove ci si deve guardare.
Questi esempi descritti sono nel calcio a 5 nazionale, capita anche di avere giustamente agevolazioni per giocare in campi che non rispondono alle normative federali al 100 per cento per questione di centimetri o di posti a sedere. E ci mancherebbe.
Se questo lo rapportiamo ad una serie D, ci risulta davvero difficile pensare che tutte le societ? possano attrezzarsi per essere in regola. Per carit?, la regola non deve essere il contrario, ma se qualcuno ha la possibilit? di avere uno sconto su un impianto sportivo o lo ha in gestione, piuttosto che cacciarlo via dal campionato, forse ? meglio chiudere un occhio. Se poi quel campo diventa fulcro di incidenti, situazioni pericolose allora ? giusto prendere dei provvedimenti. Personalmente, parlando di serie D, farei leva pi? sulla passione, penso l?unico sentimento che spinge tanti ragazzi a scendere in campo tra il sabato e il luned?. Ognuno deve svolgere il suo ruolo con competenza e ci arrabbiamo, lo diciamo sempre, quando arrivano arbitri che non conoscono i regolamenti, quando non si gestiscono gli imbecilli all?esterno dei campi che provocano incidenti e quando si trascende tra giocatori e dirigenti. Cerchiamo di migliorare soprattutto in questo aspetto, perch? il danno maggiore a questo sport non lo fanno le strutture non perfette (da migliorare senz?altro) ma coloro che ogni week-end lo interpretano in maniera violenta beccandosi multe stupide e mesi di squalifica. Ma si vince qualcosa ogni volta che si paga la federazione? Non l?ho mai capito.