Sono abituato ad andare controcorrente e già da ieri sera avevo la sensazione che più di un'occasione persa mi è sembrata un'occasione sprecata. Un'atmosfera splendida quella che si respira al Palafabris, con un'organizzazione curata nei minimi dettagli dall'Ufficio Comunicazione della Divisione Calcio a 5: ciò che deve essere una partita diventa l'evento e tutto questo grazie al clima e alla preparazione dei particolari che fanno la differenza. Scesi dal Freccia Argento, arrivati a Padova, incrociamo il presidente Tonelli, con il quale scambiamo qualche parola fino al tabaccaio e torniamo per un attimo al discorso serie A, incuriosito dall'editoriale sulla necessità di un cambiamento del regolamento per evitare di falsare i campionati. "L'ho letto – mi dice -. Hai ragione che bisogna dettare nuove regole, ma non si può vietare alle squadre di scendere in campo, è contro il principio del Coni. Capisco il fine, ma la soluzione deve essere un'altra". Ovviamente la nostra era una provocazione, l'importante è che se ne parli, l'importante è che non ci siano più campionati falsati per società che iniziano a giocarseli e poi finiscono con la Juniores. Insistiamo sulla necessità di trasformare le farse in campo con tutti 6 a 0 tavolino, comprese le partite regolari delle società che abbandonano poi virtualmente il campionato per non stravolgere gi equilibri e non danneggiare chi ha subito un torto evidente, salvaguardando le società e l'immagine di questo sport. E il presidente Tonelli è chiaro: "Su questo concordo pienamente e dobbiamo trovare una risposta".
Torniamo al Palafabris e al Napoli Vesevo. Una finale è una finale. Si arriva carichi per una doppia impresa con Augusta e Montesilvano, quell'impresa figlia sempre della stessa parola, la matricola, la sorpresa. Vedi la Marca contro la Luparense e pensi che sono di un altro pianeta. Ti viene un po' di timore reverenziale, gli addetti ai lavori parlano di goleada certa, a favore della Marca ovviamente. La chiave tattica è scontata: grande difesa, cercare di chiudere gli spazi e sfruttare le ripartenze. Tutto fin troppo elementare. In campionato il Napoli Vesevo ha però strappato nell'ultima giornata un incredibile pari. Incredibile perchè mancava mezza squadra e anche se Lopez Diaz parla di almeno 20 palle gol sprecate, qualcuno del Napoli Vesevo ricorda un palo clamoroso a pochi secondi dal termine e un traversa linea che grida ancora vendetta, e quelle 20 palle gol della Marca sembrano essere un po' di meno. A parte i numeri, ciò che vogliamo sottolineare è che sono gli episodi a fare la differenza. Ieri sera l'ottimo Bernardi che ha portato il Napoli Vesevo in finale con le sue parate è incappato in una giornata no, colpevole purtroppo del 2 a 0 proseguito in un minuto di follia fino alla terza rete di Marcio, frutto di un altro errore nella fase difensiva.
Francamente questa Marca vista in finale non è sembrata imbattibile, insomma non è stata la squadra stellare che tutti hanno ammirato contro la Luparense. Grande gestione del possesso palla, sterile in fase offensiva perchè i campani hanno fatto tutti il loro dovere nel primo tempo prendendo il gol su un altro errore di Bernardi che ha lasciato tre uomini in barriera e Bertoni troppo solo, libero di calciare. Fa male prendere l'1 a 0 su palla inattiva. Ma quando il Napoli Vesevo ha alzato il baricentro del gioco, già nel finale dei venti minuti inziali, si è vista una Marca più timorosa, anche incerta e fallosa. In pochi sono stati sopra le righe, i veneti hanno disputato una buona finale, ma ho sempre avuto la sensazione che fossero i padroni del campo perchè il Napoli Vesevo ha lasciato loro le chiavi.
"Una follia andare a pressare alto una squadra come la Marca, bisognava ridurre al massimo la loro potenzialità offensiva: calciano 30 volte in porta, dovevamo limitarla e ci siamo riusciti, poi è normale che presi altri due gol in quel modo, cambia tutto". Questo quanto dice il tecnico Centonze. E' verissimo, come dagli torto, ma quando il Napoli Vesevo nel primo tempo è entrato in partita con maggiore convinzione, la Marca ha avuto paura. E questa sensazione era di molti altri colleghi. Il Napoli Vesevo ha trovato più spazi tra le linee della difesa avversaria e Rogerio, in forma stratosferica, ha mandato in tilt la Marca ogni volta che aveva la possibilità di essere pericoloso. I gol presi non sono arrivati perchè il Napoli Vesevo era uscito allo scoperto, i gol sono arrivati perchè Sant'Antonio, nell'occasione tifoso della Marca, ha fermato San Gennaro alla stazione… Se poi ci mettiamo che nel primo tempo c'era una rete di Rogerio non convalidata e un clamoroso errore di Bresciani, la somma fa che questa finale, secondo noi, l'ha persa il Napoli Vesevo, non l'ha vinta la Marca.
Bertoni e compagni hanno recitato la loro parte, quella della leader, quella della squadra da battere, quella che incute terrore agli avversari solo a gridare i nomi dei giocatori, quella di una grande gestione del palleggio, ripetiamo, hanno avuto le loro occasioni, ma ieri sera non erano imbattibili e se gli episodi hanno fatto la differenza noi crediamo che al Napoli Vesevo sia mancata non l'esperienza, questi non sono ragazzini sprovveduti, ma quella piccola, fondamentale cosa che si chiama mentalità e personalità. Giocatori come Bresciani, Sandrinho e Rogerio magari sono abituati, altri no, allora bisogna saperla infondere al gruppo. Ora c'è la consapevolezza di un aspetto, quello che almeno noi stiamo dicendo dall'inizio del campionato: la matricola Napoli Vesevo è tra le prime quattro d'Italia. Nei playoff questo gruppo con la giusta mentalità e convinzione dei suoi mezzi può fare un risultato straordinario, ma la differenza quando s'incontra la Marca non è "Perdiamo di misura invece di un cappotto e usciamo a testa alta, ma possiamo anche batterli". In viaggio di ritorno da Padova con un incazzatissimo San Gennaro: "A Sant'Antonio ho portato il sole, il… Vesevo e mi ha lasciato ieri sera coi suoi fedeli alla stazione per andare alla partita. Se ci stavo io, mannaggia. Oggi a Padova adda chiovere (deve piovere)…".