Non vogliamo commentare il verdetto di sconfitta a tavolino per Cus Avellino e Città delle Acque. Quando si sconfina in una rissa secondo noi ci sono tante piccole responsabilità che non bisogna trascurare e dire dall'esterno chi avrebbe ragione o chi avrebbe torto senza avere il conforto del vissuto ci sembra un atteggiamento completamente fuori luogo, soprattutto dopo una sentenza generica in cui si fa fatica a capire il peccato e il peccatore. Ognuno ha il diritto di far valere le sue ragioni nelle sedi opportune, ma tutti facciano un passo indietro e un'assunzione di responsabilità uscendo da quel canonico non so, non conosco che legittimerà in futuro altre situazioni del genere. Il calcio a 5 non può essere il figlio minore di un campo di calcio dove le "mazzate" sono spesso una consuetudine. Non è quel pubblico, non è quella rivalità, non ci sono quegli interessi per confondere una partita di calcio a 5 in una lotta di quartiere, rivalità tra tifoserie. Ci vuole maggiore polso e maggiore consapevolezza di chi guida le società che in primis devono fare ammenda e capire dove hanno sbagliato per rispetto verso quei ragazzi, quelle famiglie, quei tifosi che il sabato pomeriggio non pensano di andare fare scontri tra ultras rivali. Non è quel mondo, non scherziamo. Ci vuole più coraggio a volte a dire di aver sbagliato, solo così si creano i presupposti per non trasformare più gli "sfottò legittimi" in atti di violenza. E le società diano l'esempio dando severe punizioni a chi si comporta da coglione come un ragazzo che al termine di una partita ha gridato all'arbitro "fanno bene a picchiarti". Ci deve essere un limite all'imbecillità.