Chi lo conosce bene sa che il Cus Avellino è una sua seconda pelle. Chi ha visto il Cus Avellino sabato scorso contro la Wonder Line e nelle ultime otto partite si è reso conto che questa non è la squadra di Pino Carbone. Lo possiamo dire a chiare lettere, perchè questo allenatore va ben oltre la passione per il calcio a 5. Quando è stato suo malgrado coinvolto nello spiacevole episodio della partita di coppa Italia era quasi depresso, sconsolato per fatti che non appartengono alla sua persona e aveva deciso di abbandonare, ma tutti coloro che gli vogliono bene e lo stimano, tantissimi, sono andati a prelevarlo a casa per riportarlo sul campo. Noi, metaforicamente, eravamo tra quelli. Adesso, forse, capiamo il suo gesto perchè nasce da un presupposto diverso come lo stesso Carbone ci spiega: "Era necessaria una scossa, non si può continuare a scendere in campo facendo queste figure. Non siamo scarsi e non è possibile che questa squadra si sia così involuta rispetto all'inizio della stagione. Ho ritenuto opportuno farmi da parte per dare un segnale al gruppo, per fare tornare l'equilibrio tra di loro. Probabilmente io non ne sono stato capace. Devono ritrovarsi e fare quello che sanno e possono fare. Questa è la mia scelta e non torno indietro. Il Cus Avellino è una parte di me, sabato penserò che sia domenica e cercherò di farmene una ragione. Me ne vado, ma non li abbandono, però deve esserci una reazione, per loro stessi, non per me". Questa è la verità di Pino Carbone, uno che non fa il mestiere dell'allenatore, ma il tecnico per diletto,che ha costruito il Cus Avellino e si sente solo il mister di questo club. Uno che vive il calcio a 5 in maniera diversa, ma siamo convinti che tornerà presto sulla sua panchina, l'input, però, deve arrivare dal campo e glielo devono dare i suoi ragazzi.