Cari amici, sta diventando oramai una cattiva abitudine quella di parlarsi attraverso comunicati stampa, articoli sui giornali, interviste televisive. Tutte queste dichiarazioni hanno in comune la mancanza assoluta di riferimenti precisi, con tanto di nomi e cognomi, ma sono piene esclusivamente di allusioni, più o meno velate, a fatti e persone facilmente individuabili. La prima vera forma di lealtà è quella di incontrarsi, guardarsi in faccia e parlarsi direttamente.
Mi dispiace che ci sia una persona in particolare, talmente compiaciuta del suo forbito linguaggio, da esaltarsi oltre maniera ed andare oltre le consegne, facendola fuori dal vasino. O, forse, era solo nervoso ed ha pensato bene di sfogarsi nella maniera a lui più congeniale: scrivendo. Ma lo scrivere stilisticamente in maniera corretta non riempie necessariamente di contenuti.
Probabilmente anche io sto eccedendo ma è tanta l’amarezza!!! Cesare, colpito da tante pugnalate, si accasciò solo dopo quella del figlioccio Bruto, mormorando la famosa frase. Qualcuno si arroga il diritto di criticare, giudicare e sentenziare senza avere, ahimè, la conoscenza esatta dei fatti (gravissimo), l’esperienza necessaria (grave) e dimostrando, lasciatemelo dire, di non avere l’autorità morale per farlo. Potrei dilungarmi in spiegazioni più o meno lunghe che non interesserebbero nessuno e non
convincerebbero chi, per deficienze o malafede, ha altre certezze. La soddisfazione più grossa di questi, oramai tanti anni passati a contatto con i settori giovanili, non è quella di aver raggiunto risultati che la modestia mi fa definire importanti e non esaltanti, non è quella di aver portato tanti ragazzi a livello nazionale ed internazionale, ma, piuttosto, quella di aver aiutato tanti giovani a maturare, a crescere, inculcando in loro valori di sportività e di rispetto. Lo stesso che in tanti in questo ambiente, e ad ogni
livello, giorno dopo giorno mi dimostrano. Lo stesso che qualcuno, soprattutto per l’abito che indossa, dovrebbe praticare con più umiltà evitando di erigersi a “Giudice”. Ad altri, ben più in alto, e per ben altre questioni, spetta questo ruolo.
Stefano Salviati
Sara Incarnato – Ufficio Stampa Scafati Santa Maria