“Lady Futsal” è uno spazio dedicato a tifose, giornaliste, mogli, fidanzate e tutto ciò che di “rosa” ruota intorno al calcio a 5. La protagonista di questa settimana è Lina De Vita, giocatrice della Woman Napoli in Serie A, il 10 tatuato sulla maglia, e figura storica del calcio a 5 femminile in Campania e in Italia.
Lina De Vita, raccontaci il tuo percorso nel futsal.
“Tutto inizia nel 1993. Lascio il calcio ed entro in un bel progetto di una società chiamata Nesos Club. L’anno dopo approdo a Sorrento dove milito per tre stagioni. Con questa maglia entro a far parte nel 95 della prima Rappresentativa campana e con mister Flavio Amore vinciamo al Foro Italico il primo titolo italiano in assoluto: da quella partita ho capito che questo sport sarebbe cresciuto in maniera esponenziale e che io ne sarei stata protagonista. Dopo Sorrento passo al Capri Stella Azzurra, poi la lunga militanza con la maglia dell’Ischia. Il mio palmares annovera 7 titoli regionali, 4 coppe, 2 titoli personali quali capocannoniere e miglior giocatrice d’Italia e 2 quarti posti nazionali. La mia carriera continua con una stagione nel Benevento e due con la Woman Marigliano fino all’attuale campionato nazionale”.
Come mai il passaggio dal calcio al calcio a 5?
“Sembra ieri e invece sono passati 17 anni, quando questa “nuova disciplina” era appena nata in Campania. Venivo da alcuni campionati nel calcio che conta, militando anche in Nazionale Under 20, ma il diploma, il lavoro al McDonald’s e la vita privata mi hanno indotto ad una scelta “forzata”. In realtà volevo smettere, e invece mi sono ritrovata in un campo di “calcetto” e ci sono rimasta”.
Qual è il ricordo più bello legato a questo sport?
“Tanti, tanti, tanti. Se riflettiamo, alla sua nascita il futsal in Campania annoverava 5 squadre e adesso è diventato nazionale: è come aver assistito ad un’evoluzione che paragonata alla tecnologia ha portato dal primo cellulare all’iphone. Tra i ricordi più belli non possono non essere citate le sfide interminabili contro il Napoli Brigante fino ad arrivare all’Isef negli ultimi anni”.
Quanti gol hai segnato nella tua carriera?
“Più di mille! Lo chiederò a Nicoletta Sergiano, la mia allenatrice di sempre, e sarò più precisa nella prossima intervista”.
Hai un’esultanza particolare?
“In passato l’avevo: alzavo la maglietta alla Ravanelli. Adesso dipende dalla circostanza e dall’importanza del gol: per esempio quest’anno a Cosenza dopo il gol vittoria mi sono inginocchiata alla Cristiano Ronaldo. E’ sempre una sensazione indescrivibile quando si gonfia la rete”.
Molti credono che tu per anni sia stata la migliore calcettista italiana. A 37 primavere sei ancora ad alti livelli, quante ce ne sono più forti di te?
“Lo credo anch’io (ride, ndr)! Scherzo, diciamo che sono stata sicuramente tra le più forti in Italia. Per determinare la migliore dovrei paragonarmi alle mie coetanee, ma lascio decidere agli altri la loro preferita”.
Con Mattiello in panchina sei passata all’inedito ruolo di centrale. La squadra gira bene ma tu non gradisci molto la nuova collocazione…
“Non è assolutamente vero che non gradisco la posizione di centrale. Data la mia esperienza, relegarmi in un unico ruolo sarebbe riduttivo. Credo di essere un universale, ma il mio mestiere è fare gol. Per me conta vincere e se arrivano i successi con me centrale va bene così”.
Dove può arrivare la tua Woman in questo campionato?
“Dopo il girone d’andata tireremo le somme. Abbiamo perso punti importanti, ma il cammino è ancora lungo. Stiamo trovando la nostra vera identità, ma sono certa che ne usciremo alla grande. A inizio campionato ho dichiarato che saremmo arrivate tra le prime quattro e lo confermo”.