Ero dietro la telecamera del mio cameramen ad ascoltare l'intervista curata per Punto 5 dal giovane cronista Angelo Fede, incuriosito dalle parole che potesse dire Matteo Viviano, direttore generale dello Scafati Santa Maria dopo l'umiliante sconfitta con l'Isef. Ero lì con lo sguardo attonito, le sue parole avevano un sapore quasi di giustificazione verso quel finale così indecente e per un campionato dove solo l'ultimo mese la squadra era mancata con una stagione, dunque, non tutta da buttare. Ho un grande rispetto per Matteo, gli voglio bene, lo conosco da anni, è un gigante buono che s'incazza e sbraita durante le partite per sfogare tutta la sua adrenalina, ma ti tenderebbe sempre la mano se fossi in difficoltà mettendosi costantemente a disposizione. Lo conosco, so che avrebbe forse voluto dire altro, aggiungere altro, ma non lo ha potuto fare per non sbraitare, appunto. E allora lo facciamo noi per lui.
Se fossi un giocatore dello Scafati Santa Maria chiederei scusa per lo scempio visto nel derby con l'Isef e restituirei parte dei soldi che la società mi ha dato. Una squadra di serie D avrebbe fatto una figura migliore, sudato la maglia. Ed invece è andato in scena un dramma in due atti a conclusione di una stagione completamente da dimenticare. Perchè i campionati non si analizzano con una prima parte ed una seconda parte, ma si tirano le somme. E' la legge dello sport. E le somme fanno che questo Scafati Santa Maria costruito per vincerlo, nel primo anno in cui fino al quinto posto si andava ai play off, ha fallito completamente e non esce neanche a testa alta.
Non possiamo immaginare cosa sia accaduto nello spogliatoio gialloblù in quest'ultimo periodo, ma l'unica certezza è che lo "spogliatoio" non è più esistito. Ascoltando le diverse voci, è il nostro compito, la sensazione è che si siano fatte più riunioni che allenamenti. Questa che potrebbe essere una battuta è forse un aspetto da non sottovalutare in un contesto dove in tanti hanno avuto voce in capitolo e probabilmente nessuno è stato identificato nel suo ruolo, creando solo spaccature.
Il primo a salire sulla graticola è senza dubbio l'allenatore, perchè questo gruppo non ha mai avuto un'identità e se è pur vero che gli episodi e i fatti hanno girato più contro che a favore, Ninì Conte ha perso il polso della situazione, consapevole che all'esterno la situazione era diventata insostenibile e non ha avuto il coraggio di farsi da parte pur in un contesto dove in tanti hanno additato in lui l'unico colpevole. Ma non è così.
Si sono fatte scelte sbagliate per tutelare la convocazione di Botta in Nazionale. Parliamo col senno di poi, è vero, ma sono i risultati a dire come stanno le cose. La squadra è stata un periodo lungo senza giocare e ne ha pagato le conseguenze. Francamente non sembra che stia messa bene anche dal punto di vista fisico. Almeno quella che abbiamo visto nell'ultimo mese. Ci ha messo il cuore col Fasano, ma non si è mai visto un dinamismo tale in tutti gli effettivi, da fare pensare che ciò di mancante avesse la tecnica lo si potesse sopperire con la corsa. Ed anche questo aspetto è da rivedere.
Questo era un team pensato non per essere in numero elevato di giocatori, cercando di far ruotare qualche giovane. Anche in quest'ottica i ragazzi dell'Under 21, bravissimi nella loro categoria, francamente non hanno mai mostrato quella maturità tale da essere un'alternativa decisiva nel contesto della prima squadra. Devono crescere ancora.
Scelte sbagliate. E 'indubbio che ha pesato notevolmente anche il mancato apporto di Andreozzi che, paradosso vuole, aveva lasciato la Mecobil insieme a Mallardo per spostarsi sul lido felice dello Scafati nell'ottica di puntare ai play off ed a qualcosa in più. Andreozzi è un giocatore formidabile, in cadetteria fa la differenza, con lo Scafati è stato un mezzo disastro, non si è mai inserito, è stata una stagione no. Si è perso D'Argenzio: il giocatore che l'anno scorso ti risolveva le partite spesso e volentieri, quando è rientrato dall'infortunio non ha mai recuperato lo smalto e la forma della passata stagione.
Forse era il caso di sforzarsi sul mercato per trovare un giocatore con quelle caratteristiche. Si, è vero, lo Scafati ha fatto anche grandi partite, il pari a Fasano, la vittoria ad Acireale, imbattuta in trasferta fino al disastroso finale di stagione, ma c'è da dire che il migliore è stato Gerardo Amoruso. Certo, il portiere nel calcio a 5 deve essere un baluardo, sempre un uomo in più. Amoruso non è stato solo un uomo in più, ma quello che ha salvato parecchie vittorie ed evitato sconfitte più pesanti. Ed è per questo che si torna anche al limite tecnico di una squadra sulla quale tutti abbiamo avuto la presunzione errata di pensare che fosse più che all'altezza. Hanno deluso anche Rocha e De Melo, sono stati presi perchè insieme ad altri avrebbero dovuto trascinare lo Scafati ed invece anche loro hanno grandi limiti e dato l'impressione di soffrire sul campo una mancanza di armonia del gruppo.
Capitolo Botta. Non è più un ragazzino da proteggere perchè deve crescere. E' stato il suo anno con la convocazione storica agli Europei, siamo stati quelli che hanno criticato il c.t. Menichelli perchè su un giocatore di 25 anni o ci credi o non ci credi. Botta ha delle qualità enormi, sprecato per la B, ma non ha ancora la responsabilità per guidare un gruppo e ho l'impressione che possa consacrarsi solo in una squadra fatta di leader e non dove il leader deve essere lui. E' mancanza di personalità e colpa di chi lo tiene avvolto in uno scudo dove i suoi errori non emergono. Se non cambia quest'atteggiamento, se lo stesso Botta non si rende conto che per essere un campione bisogna assumersi delle responsabilità, resterà sempre nel limbo.
Troppe chiacchiere, troppi esperti della gestione del collettivo: fatti zero. I giocatori sono tutti responsabili, indubbiamente sopravvalutati se i risultati che rappresentano l'unico verdetto insindacabile, hanno portato a questa disfatta. Facciano tutti un passo indietro e si ricominci dalle parole di chi ha la stoffa del dirigente come il vice presidente Filippo Sansone che in trasmissione, in diretta a Punto 5, ha dato una lezione sulla gestione del dialogo e del gruppo, quella che deve essere tramutata in fatti per far ripartire il progetto Scafati Santa Maria con meno riunioni e più allenamenti: troppe parole confondono anche i giocatori. Si ricominci dalla passione silenziosa del presidente onorario Longobardi, mai una parola pubblica fuori posto, mai un'espressione di rabbia al termine di una partita. Meriterebbe più rispetto. Ci potrebbero essere anche svolte clamorose, si parla di una possibile intesa per spostare il progetto ad Aversa in serie A2, ormai il calcio a 5 ci ha abituato a tutto. C'è un anno di errori da cui ripartire con le idee un po' più chiare. Basta semplicemente guardarsi allo specchio e dire che è stato un fallimento sportivo. Ma se si vuole ricominciare, anche da una categoria superiore, in molti devono farsi un bagno di umiltà e capire che è necessario cambiare certi atteggiamenti altrimenti non si va da nessuna parte.