Lui che da due anni fa le veci di capitan Dalcin e che da sempre fa valere la sua forza sul campo. Nonché quella spirituale, quella migliore di tutte e che fa tutta la differenza del mondo nei momenti topici del percorso sportivo e non. Ai rigori come un gatto ha portato la Feldi in semifinale: si dice che i felini abbiano sette vite, e Germano Montefalcone ne he vissute e ne sta vivendo tante racchiuse in una soltanto. Lui, di Ortona, per caso cominciò tra i pali durante un torneo tra amici emergendo proprio durante la lotteria dai sei metri con il palio la finale. Da lì lo Sporting Ortona mise gli occhi su di lui, il resto è cosa nota.
Così come la sua tempra, quella di un ragazzino cresciuto troppo in fretta quando a diciassette anni perse sia papà sia mamma nel giro di nove mesi. Due anni dopo il dolore per la perdita improvvisa anche del fratello. E purtroppo ha dovuto salutare al cielo pure una sorella.
“L’emozione è enorme – le parole a caldo dell’estremo difensore dopo la serie infinita contro la L84. – Sui primi cinque non sono riuscito ad entrare concentrato e mi dispiaceva perché ci abbiamo lavorato tanto. Fortunatamente ho aiutato a realizzare un pezzettino di questo sogno che noi e la società coltiviamo. Dobbiamo crederci fino in fondo, ci siamo arrivati da primi e qualcosa ce lo dovremmo meritare. Tutte le partite sono difficili, quella col Napoli sarà complicatissima: ma noi siamo il peggior avversario, se dovessi giocare contro la Feldi avrei solo paura. Dediche? Alla famiglia che sono riuscito a creare e a quella che non c’è più”, racconta mostrando un tatuaggio speciale sul polso con gli occhi lucidi in diretta Sky.
Grazie Germano, per la tua sensibilità, parole vere di un uomo vero.