Pomigliano d’Arco, 21 maggio 2012 – La tragica fine di Melissa. Il terremoto in Emilia. La vittoria del Napoli in Coppa Italia. Alcuni eventi che hanno diversamente emozionato il Paese nelle ultime ore. Fatti di diversa natura, ma che attraversano l’Italia intera. Bisogna porsi qualche domanda e offrire, ove possibile, delle risposte, affinché si possa camminare tra le righe del quotidiano senza il vestito di cristallo che indossiamo, quell’anima trasparente che permea tutti noi, un abito firmato Italia, un paese fragile e in emergenza. Perché se una volta la nostra identità era quella di un popolo fatto di ‘’santi, poeti e navigatori’’, oggi i santi scarseggiano, i poeti sono una stirpe rara, ma abbondano i navigatori, ma non i Colombo o i Vespucci, mentre Dio ci scansi da Schettino, parlo invece dei marinai moderni, quelli che cavalcano l’ADSL o il WIFI come fossero mari pericolosi, i navigatori del web italiano non fanno altro che acuire la certezza di una nazione sempre più divisa, tra gioia e dolore, tra ricchi e poveri, tra nord e sud. Visto da fuori ogni popolo ha la sua caratteristica. I tedeschi sono categorici, gli inglesi freddi, gli svizzeri precisi, i portoghesi… portoghesi, gli italiani? Siamo tanti aggettivi insieme: accomodanti, perché per noi tutto fa brodo; buonisti, perché riusciamo a giustificare tutti; buontemponi, perché offriamo sempre una risata. Invece siamo dei pagliacci, infondiamo negli altri allegria mentre ci piangiamo addosso. Inoltre siamo pigri, perché con la nostra immobilità facciamo poco o nulla per uscire da situazioni difficili e ingombranti.
Per qualcuno queste sono storie che rientrano nella normalità. Ma per noi la normalità è fare il nostro lavoro. Il nostro compito è quello di fare sport. Quello che deriva dal latino deportare, cioè uscire fuori porta, ripreso poi dalle lingue moderne come termine indicante lo svago, il divertimento, come ricordava ultimamente mister Gargiulo . E’ questa la nostra missione: divertire e fare divertire. Allora prendendo spunto da una delle vicende che ha toccato la sensibilità del nostro caro Paese, non siamo rimasti a guardare, a giudicare, a professare o richiedere soluzioni che mai sarebbero giunte. E’ aria fritta parlare di uno Stato che non c’è, di una Federazione che non ci vede, di un Comitato Regionale che non ci assiste, allora ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo fatto da noi. Dopo l’improvvisa e tragica fine di Piermario Morosini, il calciatore del Livorno deceduto per un arresto cardiaco durante la gara Pescara-Livorno dello scorso 14 aprile, abbiamo preso una decisione: dotare la nostra struttura di un DAE, un defibrillatore automatico esterno. Un conto è assistere da spettatori a questi eventi che coinvolgono atleti monitorati e di ben diverso calibro, un altro sarebbe affrontare da protagonisti un’emergenza di tale portata, specie quando in campo ci sono dei dilettanti che sono lì per divertirsi.
Ecco le parole di Giuseppe Costantino, direttore del Napolilepanto: ’’La Società non è impassibile a quanto accade, anzi cerca sempre il modo migliore per intervenire, un messaggio chiaro per chi vuole fare Sport. I ragazzi e la loro spensieratezza sono il nucleo fondamentale del progetto. Quest’iniziativa voluta fortemente dal Napolilepanto farà sì che i nostri atleti avranno un’attenzione in più, un angelo custode rinchiuso in una teca e pronto all’uso. Lo custodiremo con grande affetto e dedizione, augurandoci di non doverlo invocare mai’’.
Né speranze né preghiere trasformeranno il calcio a cinque in uno sport vero, ma solo l’impegno di ogni singola Società. Dedicarsi appieno all’organizzazione, al Settore Giovanile, all’insegnamento dei valori morali che non sono certo scanditi da questo o quel trofeo, questa la volontà del Napolilepanto. Altrimenti il futsal in Campania non sarà né figlio del calcio a 11, né fratello maggiore del calcetto, ma resterà un momento di sport racchiuso tra gli addetti ai lavori, in pratica un gran bel torneo!
Paolo Addeo