Sono sempre graditi gli interventi delle società sportive, delle agenzie educative, delle istituzioni e delle persone che hanno un ruolo importante nella società che mirano a condannare il razzismo sotto tutte le forme. Per questo motivo mi associo alla condanna fatta dalla società del Napoli (di cui curo il settore giovanile) dopo gli episodi della gara con il Venezia. Mi sembra però doveroso questo mio intervento a “mente fredda” perchè sia io che la Presidenza dell’unica squadra che attualmente, in Campania, milita nella massima serie del calcio a 5, abbiamo a cuore la crescita dei giovani che “orbitano” ogni anno intorno al nostro settore giovanile. Il razzismo si combatte con forza condannandolo esplicitamente ma non basta. La battaglia più efficace va fatta guardando a se stessi, a ciò che abbiamo nel cuore e nel nostro modo di pensare. A noi preme soprattutto che i giovani non rispondano con la violenza agli atteggiamenti, a volte solo verbali, di chi sentendosi inferiore deve necessariamente riversare sugli altri offese a sfondo razzista. A noi napoletani, campani, gente del Sud, basta guardarci dentro per capire come siamo fatti. E se lo facciamo, troviamo nel nostro cuore e nella nostra mente solo sentimenti di amore, di accoglienza e di gioia. Noi gente del Sud siamo stati invasi, occupati, maltrattati ma non abbiamo mai covato sentimenti di vendetta e di disprezzo verso gli altri. Abbiamo sempre accolto e continuiamo ad accogliere chiunque ci chiede un aiuto e siamo disposti a dividere un piccolo pezzo di pane con chi ne ha bisogno e ce lo chiede, anche quando non ne abbiamo nemmeno per noi, oppure se chi ce lo chiede non ha saputo apprezzarci. Allora il razzismo si combatte guardandoci dentro e, se lo facciamo, continuiamo a rispondere con l’accoglienza a chi ci rifiuta non rispondendo con la stessa moneta e cioè “fare di un erba un solo fascio”. Lo dico perchè ho avuto la fortuna di vivere nel 2011 la stupenda avventura delle finali giovanili; un entusiasmo, una gioia e una voglia di vivere di tutti i piccoli atleti di “tutte le regioni italiane” che non pensavano ad altro che a confrontarsi, scambiarsi opinioni, gioire, piangere, arrabbiarsi, darsi la mano, scambiarsi maglie di gioco. Che bello!! E’ questo lo sport che unisce! Carissimi amici, noi in Campania abbiamo una grande passione per il calcio a 5, continuiamo ad essere cosi ma non permettiamo ad un pugno di pseudo tifosi di “intossicarci l’anima”. Comprendiamo invece che “quei pochi” hanno sicuramente i loro problemi e che non scalfiscono, con i loro atti e le loro parole, neanche minimamente, quelle grandi persone che noi siamo. Se gli diamo importanza dimentichiamo la stima e l’amicizia che tanta “gente del Nord” ha sempre riversato su di noi in tante occasioni. E’ nei veri rapporti che si diventa amici, al di la del luogo dove si è nati. E’ nei campeggi, nei villaggi, nei paesini sul mare del sud durante le vacanze che tanti amici del Nord si aprono e ci parlano di loro e, al tempo stesso comprendono chi siamo e la nostra cultura. E’ in queste occasioni che scopriamo di avere gli stessi problemi, le stesse ansie, le stesse preoccupazioni. Guardiamo a quel piccolo capolavoro del film “Benvenuti al Sud” e continuiamo ad essere accoglienti e rispettosi di altri modi di pensare e vivere cosi come noi ci auguriamo accoglienza e rispetto; continuiamo a credere che un cuore ce l’abbiamo tutti e che i “muri” tra persone non sono altro che i pregiudizi e le paure da buttare giù con decisione attraverso “l’arma” del rispetto reciproco e del dialogo che tra uomini di sport c’è sempre stato.
p.Federico de Candia