Caro presidente Fabrizio Tonelli,
Le scrivo questa lettera dal mio angolo di immondizia campana, una regione lasciata marcire agli occhi del mondo dall?indifferenza e logorata dagli interessi di potere. Per fortuna che l?ironia napoletana supera qualsiasi emergenza. Nel venire a casa mia un amico teme che tolgano i sacchetti da strada perch? li usa come punti di riferimento per indovinare il tragitto. ?Altrimenti mi perdo?, ha detto.
Le scrivo pubblicamente questa lettera perch? lo sport che noi amiamo, il calcio a 5, non merita di essere macchiato da sentenze di guerriglia, con ragazzi che per una partita devono essere massacrati di botte, teppisti che fomentano continuamente la violenza in ogni sua espressione. Dobbiamo aspettare che qualcuno ci rimetta la pelle?
La sentenza di Castellammare ? esemplare e dettagliata con gli arbitri che a quanto pare hanno refertato tutto. Non m?interessa chi sia stato a massacrare di botte quei ragazzi, chi l?ha fatto deve rendersi conto che non ? accettabile ammazzare di botte dei ragazzi per una partita di calcio a 5.
Non ? neanche lo sporco mondo del calcio milionario, questi sono ragazzi che la mattina si svegliano per guadagnarsi il pane, che hanno lavori precari o sono venuti in Italia per portarsi uno stipendio a fine mese in un campionato di serie B. Ma che male vi hanno fatto? Hanno vinto una partita, un derby? Ma vi rendete conto? Ma che soddisfazione si prova? Se c?? qualcuno che detta le regole in questi casi, fateci capire di che vendetta si tratta. Dobbiamo scendere anche noi tutti in campo con lo striscione ?E adesso ammazzateci tutti?? Per una partita di calcio a 5? Non ci sto, non ci deve stare lei, non ci deve stare nessuno, neanche la squadra del Castellammare. Lo devono capire, glielo devono dire, altrimenti si rifiutino di giocare.
Questo ? il comunicato antiviolenza:
La Lega Nazionale Dilettanti ? Divisione Calcio a Cinque informa gli sportivi che a seguito
delle disposizioni Federali ogni atto di violenza dentro e fuori dell?impianto di giuoco pu?
causare provvedimenti disciplinari e pecuniari a danno delle rispettive societ?.
Si invitano, pertanto, gli sportivi ad un comportamento leale all?insegna dello sport.
Questo ? il nostro comunicato:
Io giocatore, dirigente, spettatore, arbitro, giornalista, non sono degno di chiamarmi uomo se permetto che in una partita si corri il rischio di perdere la vita. Voglio portare mio figlio, mio nipote, la mia fidanzata, mia moglie, i miei genitori, i miei amici al campo ai quali non insegner? come si d? uno schiaffo, come si insulta l?avversario, come si sputa in faccia all?arbitro. Li user? come ?scudo? contro gli occhi di chi vorr? aggredirmi perch? non abbiamo paura e voglio vedere se hanno il coraggio di picchiare anche loro, di picchiarci tutti.
I giocatori del Gragnano sabato scendano in campo mano nella mano con i bambini e uno striscione: ?E? solo una partita di calcio a 5?. La maggioranza silenziosa pu? fare pi? rumore e vincere le sue battaglie.
Io sono un professionista e come tale mi vergognerei a negare l?evidenza, mi sentirei un perdente. Io voglio camminare a testa alta per conservare il rispetto che hanno di me i presidenti, i giocatori, i dirigenti, i tifosi, gli arbitri, in tutti questi anni che ho svolto il mio lavoro con il calcio a 5. Nessuna parola di solidariet? pubblica si ? levata a favore di questi ragazzi, solo persone che si nascondono con le telefonate, le e-mail e non hanno il coraggio di dire ci? che pensano. Nessuna iniziativa federale come una protesta contro la violenza che faccia iniziare le partite con 15? di ritardo. Aspetto una sua risposta.
Cordiali saluti