La meglio gioventù. Proprio come il titolo del film di Marco Tullio Giordana, o, meglio ancora, dell’opera poetica del sommo Pier Paolo Pasolini. La stagione regolare del futsal nazionale ha messo davvero in evidenza la “meglio gioventù” di questa disciplina sportiva. Basti guardare i tanti “deb” che hanno esordito in tutte le categorie del calcio a 5 italiano – dalla A, alla serie A2, passando per i cadetti – per capire che c’è nuova linfa per il futsal del Belpaese. Tanti giovani in rampa di lancio, altrettanti baldanzosi allenatori. Uno fra questi, senza dubbio, Carmine Tarantino, che fa rima con “uno e trino”.
DALLE GIOVANILI ALLA SERIE A2 – “Ho iniziato la stagione allenando Juniores e Under 21, che fra l’altro sto continuando a seguire. Ma non avevo mai allenato prima d’ora una squadra senior”. Il tecnico partenopeo, a prescindere da come finirà la post season, se la ricorderà per tanto tempo questa annata. I suoi successi a livello giovanile erano conosciuti (ha vinto tutto in carriera coi baby), ma che potesse avere un impatto così forte con il futsal nazionale, in pochi, francamente, se lo sarebbero aspettato. Catapultato in serie A2 a stagione in corso e con il Napoli quartultimo nel girone B, Tarantino è stato capace di conquistare 35 punti in 17 partite, spostando il club campano dallo spettro dei play out addirittura sul podio. “Non me l’aspettavo affatto – assicura – io ho cercato di seguire il mio lavoro, proponendo le mie idee, un gioco offensivo ed una pressione alta, provando a gestire i diversi rapporti umani che intercorrono fra i giocatori più esperti e i tanti giovani che abbiamo in rosa”. Non è ancora tempo per i bilanci. Ci sono i play off per la serie A (con il Regalbuto), una Under 21 da applaudire per lo splendido campionato terminato nella post season contro lo Scafati, una Juniores in corsa per il titolo: ma comunque vada sarà un successo per l’emergente mister partenopeo.
NEL GIRONE DANTESCO DELLA A2 – Lo straordinario debutto in serie A2 di Carmine Tarantino acquisisce i toni dell’impresa, se rapportato al girone dantesco al quale ha partecipato il tecnico campano. Un raggruppamento infernale, dove, di settimana in settimana e per tutto l’anno, una vittoria voleva dire play off e una sconfitta – il sabato dopo – play out. Difficile esprimere il proprio credo nell’incertezza assoluta, ma Tarantino ha trovato subito il giusto equilibrio in questa pericolosa altalena. “Non è stato affatto semplice – rimarca – tutti mi chiedevamo dove potevamo arrivare, ma io non avevo la risposta, perché è stato un campionato davvero complicato: basti pensare che la matematica salvezza l’abbiamo ottenuta alla terzultima giornata”. Ecco, però, la medicina in grado di curare tutti i malanni, derivanti da una delicata situazione economica che sta attraversando il mondo intero. Quell’elisir di lunga vita non è nient’altro che un prelibato cocktail, dato dal mix di giovani ed esperti, che ha riportato la Nazionale italiana al terzo posto del Ranking Fifa. “Tutti noi conosciamo il periodo in cui stiamo vivendo. Seppur in mezzo a tante difficoltà, io ho preferito lanciare tanti giovani. Bellico (già nel giro della Nazionale Under 21 di Albani, ndr), per fare un esempio ha avuto un alto minutaggio. Sono dell’avviso che l’Under 21 sia un tesoretto da utilizzare, magari noi giovani allenatori siamo più propensi a farlo, anche se ripeto sempre che i bravi giocatori fanno bravi tecnici”.
ITALIANI, POPOLO DI ALLENATORI – Con Carmine Tarantino si rinnova la tradizione dell’allenatore italiano, competente e “studioso”, valido e preparato. La serie A pullula di tecnici emergenti. Tabbia, Patriarca, Ricci, Bellarte, Matranga e Pagana non fanno più notizia, ma è sempre piacevole ricordare come sia anche per merito loro, se la serie A ha innalzato notevolmente il proprio livello. Il messaggio è forte e chiaro: sono sempre di più i ragazzi tanto giovani quanto intraprendenti, che decidono di cimentarsi con la carriera di allenatore. “Io ho approcciato a questo sport come giocatore – sorride – ero un centrale difensivo dai piedi ruvidi”. Meglio mettersi in panchina a dirigere l’orchestra. “Ho fatto questa scelta perché mi sono reso conto che avevo maggiori possibilità come tecnico”. E mai decisione fu più azzeccata. “Sei anni fa ho iniziato con le giovanili del Pianura, poi Bagnolese, Real Napoli e Napoli”. Arrivano trofei a go go: scudetti con gli Allievi, coppe con la Juniores. “Ci speravo – ride – ma non me lo spettavo proprio”. Dalla teoria, allora, alla pratica. “Allenare una Prima Squadra ed una giovanile non è la stessa cosa – assicura – cambia l’intensità del lavoro. Fra i grandi, poi, c’è una qualità maggiore, hanno già un’esperienza di base, mentre ai più piccoli devi insegnarla”. Ma come? Ecco una risposta chiarificatrice. “Non bisogna fermarsi mai, se si pensa di essere arrivati è la fine. Credo che un allenatore debba costantemente tenersi aggiornato, confrontandosi con i propri colleghi, senza gelosie e senza nascondersi dietro il proprio lavoro. Il dialogo è fondamentale e secondo me si può apprendere anche andando a vedere le partite dei vari campionati regionali”.
L’INFLUENZA SPAGNOLA – Chissà, però, che uno dei segreti di Carmine Tarantino non sia l’influenza spagnola della sua fidanzata. “Lei è di Saragozza – ride – e grazie a lei sono andato a vedere le partite della Division de Honor”. Altre informazioni da incamerare e mettere nel bagaglio culturale di quell’ex giocatore dai piedi ruvidi, trasformatosi in tecnico in ascesa. “La differenza fra il nostro campionato ed il loro sta nella qualità sì, ma soprattutto nell’intensità, c’è ancora più ritmo, si pensa e si gioca più rapidamente”. L’Italia ha avuto il piacere di toccare con mano la “fuerza del ritmo” iberico. “Velasco è stato il migliore di tutti”. Già, il “Mago di Segovia” sei volte campione d’Italia (con Torino, Prato e Luparense) ha lasciato un grandissimo ricordo nel Belpaese, ma soprattutto materiale su cui studiare. “Non dimentico la sua grande impostazione di gioco, l’attenzione al particolare, tutti i suoi successi. Basta guardare cosa ha fatto lo scorso anno (vice campione di Spagna, dopo 5 autentiche battaglie contro il Barcelona, ndr) con tantissimi ragazzini, per capire chi è Velasco. Ma credo che tutti lo sappiano, non c’è bisogno che io lo spieghi”. D’altronde a Coverciano vige una legge suprema, quella che il sommo Machiavelli definirebbe la “regola generale che non falla mai”, ovvero: il migliore allenatore al mondo è colui che trae il massimo dal gruppo che ha a disposizione. E Tarantino di più non poteva fare. Applausi.
Fonte: www.divisionecalcioa5.it