Quante polemiche per i fischi all’inno nazionale durante la finale di Coppa Italia di qualche giorno fa.
Polemiche condite da tanta, tantissima ipocrisia. Si sono sprecate pagine di giornale e fiumi di inchiostro con le ipotesi più fantasiose, scomodando finanche la rivalità tra Savoia e Borbone!!!
I rappresentanti delle Istituzioni si sono subito mascherati con la faccia del sarcasmo, come quella del presidente della FIGC Gianni Abete, o con una espressione di indignazione, come quella portata in maniera maldestra dall’ “onorevole” Schifani, indignato per i fischi durante una partita di calcio ma dimentico di tutti i giorni di “duro lavoro” da parlamentare al fianco, e nella stessa coalizione, di chi inneggia alla divisione del nostro Paese, vagheggiando di una fantasiosa storia padana.
Ma l’elenco non si esaurisce mica qui, alla fiera dell’ovvio e dell’omologazione sotto il vessillo de “l’inno non si fischia”si sono schierati atleti, personaggi pubblici e tutti quelli che non hanno avuto il coraggio di dire che è stato un segnale esplicito, ma civile, di totale dissenso e distacco dalle istituzioni del nostro Paese.
Non si tratta, in questo caso, di spinte autonomistiche, non siamo in presenza di una forma napoletana di ETA, ma abbiamo potuto ascoltare i mal di pancia di una parte d’Italia alla quale si chiede di cantare a squarciagola l’inno un momento prima e la si ricopre di rifiuti tossici e di disprezzo subito dopo.
Tanta candore fa venire il voltastomaco, siamo lo stesso popolo che in occasione di una finale mondiale (cosa dissero in quel caso i padroni del calcio ?…….qualcuno se lo ricorda ?…..io si !!!….solo silenzio !!!) fischiò l’inno dell’Argentina solo perché il suo capitano, Diego Armando Maradona aveva avuto la lucida spietatezza nel ricordare che a noi napoletani ci considerano italiani solo quando fa comodo. Le regole etiche valgono per tutti i popoli e per tutti gli inni, perché (citando una frase di Einstein che abbiamo stampato nel cuore e sulle maglie) esiste una sola razza, quella umana.
Fischiare l’inno è stato senza dubbio di forte impatto, ma meno violento dei cori che si alzano spesso contro Napoli, che inneggiano alla forza distruttiva del Vesuvio, che disconoscono la nostra appartenenza al Paese, eppure veniamo multati noi e non chi ci augura di finire come il “nocchiero di Ercolano” (resto fossile di un uomo vittima dell’eruzione del Vesuvio). Questa è la giustizia, nel calcio come nel paese civile, due pesi e due misure.
Sappiamo già quale sarebbe la risposta delle Istituzioni e dei personaggi pubblici a queste nostre osservazioni: altra ipocrisia condita da “sono entrambi atteggiamenti da condannare”.
No! Da condannare è il fatto che sono sordi alle richieste di una terra che vive tra mille difficoltà, dove gente perbene si prodiga per aiutare il prossimo senza aiuto alcuno, senza sostegno, ma grazie al coeso tessuto sociale fa del bene a chi ne ha bisogno. Gente che fa dello sport uno strumento di inclusione sociale e non sperpera danaro in “ingaggi e stipendi” (vietato ……..siamo dilettanti)per poi scomparire dopo pochi anni !!!
Eppure tutto cio’ chi governa il calcio (soprattutto dilettantisco) lo sa ma fa finta di non capire con un’approccio, tipicamente italiano, orientato al raggiungimento di un obiettivo di breve termine (interessano le iscrizioni e le relative rette )piuttosto che preoccuparsi di un futuro sempre meno roseo (diminuzione del numero degli iscritti).
Sono sordi eppure i fischi li sentono benissimo…
………partenopei, anche gente perbene, adesso non c’è l’inno ma mi raccomando che non manchi un sonoro fischio o una fortissima “eduardiana” pernacchia!
Un abbraccio