Il primo gennaio del 2011 potevamo essere soddisfatti del lavoro svolto
nel nostro settore giovanile per il fatto che allievi, juniores e under21
si trovavano in testa alle rispettive classifiche. Sicuramente, però, mai
avremmo immaginato di arrivare così in alto soprattutto con la juniores. Lo
Scudetto conquistato in questa categoria ci ha riempito di orgoglio ma al
tempo stesso ci ha messo addosso una grossa responsabilità e cioè quella di
dover difendere il titolo l’anno successivo. Per questi motivi, noi addetti
ai lavori, ci guardammo in faccia e decidemmo di riflettere su cosa volesse
significare “difendere un titolo juniores”. Nel frattempo decidemmo di
affidare la guida tecnica del settore giovanile a Mister Claudio De
Michele, già ingaggiato come collaboratore di Mister Ivan Oranges in prima
squadra. Non finirò mai di ringraziare tutta l’equipe che con me ha vissuto
l’affascinante esperienza delle finali giovanili, con in testa Rosario
Volpe, tecnico competente ma soprattutto amico. Tuttavia devo ammettere
che, a distanza di mesi, quella scelta societaria, si rivelò
provvidenziale. Il nuovo tecnico, ha subito dimostrato, al pari di Volpe,
la sua squisita professionalità e competenza nel trattare con i giovani
atleti e, dedicando il suo tempo lavorativo completamente allo sport e
all’insegnamento che ne deriva, può seguire veramente con attenzione ogni
singolo atleta. Avendo ormai tutti i quadri al completo, potemmo finalmente
confrontarci sul quesito iniziale e cioè su cosa potesse significare per
noi “difendere un titolo”; la conclusione fu accettata all’unanimità: per
noi del Settore Giovanile Napoli Ma.Ma. Futsal, difendere un titolo ,
doveva significare efficienza massima, umana e professionale. Per questi
motivi le nostre energie si sono concentrate sul rendere sempre di più
l’ambiente dei piccoli atleti accogliente, non in riferimento alle
strutture, ma alle persone che in un settore così delicato sono chiamate ad
essere prima di tutto capaci dal punto di vista relazionale. Nessuno ha mai
detto che a noi non piace vincere ma, dopo il suddetto confronto, abbiamo
ribadito, prima di tutto a noi stessi, che per una società come la nostra,
difendere un titolo vuol dire dare sempre di se un immagine pulita. Niente
deve contraddire all’esterno ciò che avviene nel lavoro costante e
“certosino” quando ci rapportiamo con i nostri ragazzi insegnando loro
sport e sportività. Difendere un titolo, dunque, significa non permettere
mai ai ragazzi in campo di prendersela con gli arbitri o con gli avversari
ma assumersi la responsabilità delle sconfitte, accettarle e dare merito a
chi ha vinto ma anche saper gioire nelle vittorie in modo giusto. Difendere
un titolo vuol dire non permettere a nessuno di offende arbitri e giocatori
avversari, nemmeno dagli spalti, soprattutto quando si vestono i nostri
colori sociali. Il metro di misura di un settore giovanile efficiente non
sta, dunque, nel numero di vittorie e di titoli conquistati ma nell’essere
per gli altri un riferimento equilibrato da imitare. Se non fosse così si
metterebbero in atto tanti stratagemmi per vincere a tutti i costi compreso
quello di considerare i piccoli atleti come dei guerrieri che conquistano
la stima dei loro condottieri solo se ammazzano il nemico e vincono la
battaglia. Nemici, nello sport, non ce ne devono essere altrimenti siamo
destinati a fallire. Anche il semplice salutarsi tra noi “addetti ai
lavori” è importante per i ragazzi, soprattutto quando ci sono inevitabili
dissensi che, se affrontati, fanno crescere. Oltre a questo, se si punta
tutto sulle vittorie, si rischia di perdere la testa per trovare delle
scusanti ad ogni partita oppure, in caso di vittoria, denigrare
l’avversario. Nel primo caso, ad esempio, si potrebbe giustificare una
sconfitta denunciando la presenza o meno di “stranieri” nella formazione
avversaria quasi facendo apparire l’utilizzo di questi ultimi una sorta di
“tradimento” alla correttezza mentre i regolamenti lo consentono in tutti
gli sport da moltissimi anni e molte società come la nostra li utilizzano
anche per far crescere gli “Italiani”; oppure elencando infortunati ed
assenti senza dare merito a chi ha vinto; nel secondo caso permettendo agli
addetti stampa di scrivere articoli senza trovare almeno un punto dove
elogiare gli avversari, non fingendo, ma dando merito agli altri guardando
alla verità della gara. Naturalmente siamo noi i primi ad impegnarci in
questo. I nostri ragazzi si muovono e reagiscono in base agli input che gli
diamo e all’aria che “respirano” nel nostro ambiente; anche certe minacce
che si fanno tra loro del tipo “ti aspetto al ritorno” oppure “quando vieni
in casa nostra te lo faccio così….” sono il sintomo di un aria cattiva che
noi addetti ai lavori a volte facciamo respirare loro, e non derivano dal
loro essere giovani , anzi proprio i giovani hanno da insegnare a noi
adulti, con la loro capacità di fare comunione, di vivere l’amicizia pur
appartenendo a società diverse. Le finali giovanili 2011 sono la
testimonianza di questa capacità dei giovani: tutti ricordano con emozione
i ragazzi Allievi del Real Napoli e i nostri ragazzi Juniores abbracciarsi,
gioire e scambiarsi magliette dopo la vittoria finale di entrambi, oltre
allo “scambio” di tifo sugli spalti. Questo è naturale e bello tra ragazzi
della stessa regione, ma hanno destato ancor più meraviglia anche altri
episodi come il gesto di fair play di Antonio Pazzi del Real Napoli
Tricolore Allievi o la splendida solidarietà di tanti ragazzi con i
piccoli atleti della Fenice Juniores, in lacrime dopo aver perso la
partecipazione alla finale a tavolino. Tutto questo sta ad attestare la
straordinaria capacità dei giovani di essere solidali, al di la del luogo
di provenienza, e questo per me è una sorpresa trovarlo nello sport,
abituato come sono ad avere a che fare con la solidarietà di tanti giovani
volontari impegnati nei campi più disparati della emarginazione sociale;
capacità che, a volte, noi adulti dimentichiamo di avere. A distanza di un
anno devo ringraziare tutti i miei collaboratori perché se oggi ci
troviamo, con il nostro settore giovanile, ad alti livelli, in competizione
in tutte le categorie, lo dobbiamo soprattutto a loro e alla loro
convinzione nell’abbracciare la nostra filosofia del “gruppo” perché oramai
è assodato che è il gruppo che vince e il gruppo si crea facendo circolare
i valori di cui abbiamo parlato. Certo molti errori si fanno e si faranno,
nessuno vuole fare da maestro perché domani potrebbe essere proprio uno di
noi a contraddirsi con qualche atteggiamento sbagliato, ma l’importante è
continuare a crescere nella stima e nell’amicizia senza legare questi
valori alle aspettative che abbiamo sugli altri. Termina dunque un anno in
positivo rispetto a ciò che volevamo impartire ai nostri piccoli atleti e
rispetto a ciò che volevamo comunicare a tutto il mondo del calcio a 5
campano; infatti, continuano da tutte le parti ad arrivare alla nostra
società attestazioni di stima e di affetto, oltre che richieste di
collaborazione, che ci inorgogliscono e ci fanno andare avanti con maggiore
consapevolezza. A nome mio e del Presidente Massimo Oranges non posso fare
altro che ringraziare tutte queste persone augurando loro tanta serenità
per il nuovo anno. Un augurio particolare a tutte quelle società come lo
Scafati, il Napoli, l’United Colours of Futsal, il Bellona, il Flegrea,
l’Afragola, il Pomigliano, il San Sebastiano (chiedo scusa se ho
dimenticato qualcuno) che credono molto nel settore giovanile, con la
speranza di una collaborazione sempre più proficua per il bene del Calcio a
5 Campano. Collaborazione che potrebbe andare al di la dello sport come
quella che mi è stata richiesta dai dirigenti dell’United Colours of Futsal
per un incontro dei loro ragazzi Juniores con un operatore del Centro di
Ascolto per le dipendenze della mia Parrocchia di Secondigliano. Ho
accettato con gioia, perché questo è un esempio di come una società può
occuparsi dei propri ragazzi sotto tutti gli aspetti che riguardano la loro
crescita. Sarebbe bella una “Tavola Rotonda” tra queste società per
scambiarsi idee, esperienze e mettere in atto strategie comuni. Anzi, se
fosse proprio la società più sensibile a questi valori, cioè la United
Colours of Futsal, ad organizzare questo evento, sarei felice di
parteciparvi. A me e ai miei “addetti ai lavori” auguro un nuovo anno in
cui si possa continuare a crescere nella stima e nella capacità di
collaborazione. Del resto tutto diventa semplice se al primo posto mettiamo
i valori dell’amicizia, della famiglia e del bene comune che sono l’unica
strada per vivere l’impegno sportivo non come una battaglia ma come
occasione di crescita e di divertimento. Questo mio messaggio, ripeto, non
vuole essere l’occasione per atteggiarmi a maestro ma vuole essere un umile
invito a superare attriti e dissapori per vivere il nuovo anno in serenità.
Del resto, se è vero che noi adulti siamo attanagliati da tanti problemi,
anche di relazione, è anche vero che il contatto con il mondo dello sport,
soprattutto con i giovani sportivi, ci permette di vivere tanti momenti di
gioia che alleviano le amarezze inevitabili della vita, nella misura in cui
decidiamo di trarre insegnamento dai conflitti restando in pace con tutti
una volta fuori dal rettangolo di gioco al di là di come possa essere
maturata una vittoria o una sconfitta.
Buon Anno a tutti gli sportivi di Buona Volontà
Il Coordinatore del Settore Giovanile Napoli Ma.Ma. Futsal p.f.d.