Probabilmente è uno dei calcettisti più forti e talentuosi che abbiano mai calcato i parquet italiani, contribuendo con la propria tecnica e il suo stile di gioco alla crescita dell’intero movimento: Sandro Zanetti è una delle figure storiche del nostro futsal.
Nato a Monte Carlo, piccolo comune dello stato brasiliano di Santa Catarina, nel gennaio del 1976, ha fin da piccolo dimostrato di avere le doti giuste per diventare un crack di questa disciplina, tanto amata e diffusa nel paese verdeoro. Dopo una lunga carriera in Brasile, nel 2004 arriva in Europa per accordarsi con gli spagnoli del Caja Segovia. Lascia la penisola iberica nel 2007 per giungere a Napoli, dove trascorre due stagioni bellissime sia dal punto di vista sportivo che umano. Lascia il calcio a 5 giocato nel 2012, dopo una campionato col Pescara.
Essendo in possesso della cittadinanza italiana, dal 2003 al 2009 difende i colori della Nazionale azzurra, riuscendo a conquistare il titolo di vice-campione del mondo a Taipei, massimo risultato raggiunto alla corte di mister Nuccorini.
“Seco”, ti sei ritirato 3 anni fa, tornando in patria per rimanere nell’ambito del futsal: di cosa ti occupi ora?
“A 36 anni non riuscivo più ad esprimermi al meglio per una condizione fisica non ottimale, inoltre la perdita di mio padre mi ha fortemente demotivato. Così sono tornato in Brasile, dove ora sono il direttore dello Joacaba. Mi piace il mio ruolo perché posso mettere a disposizioni dei giocatori la mia esperienza. Inoltre, indico alle squadre italiane i calcettisti più promettenti del panorama nazionale”.
Il ricordo più bello della tua avventura partenopea?
“Il Napoli è stata la mia prima squadra italiana. Segnai 36 reti in mezza stagione: eravamo un grande gruppo guidato magistralmente da mister Deda. Amo questa terra, spero di tornarci un giorno”.
Anche se sei nato in Brasile, hai deciso di vestire la casacca azzurra dell’Italia. Sei soddisfatto della tua avventura in Nazionale?
“Sono orgoglioso di aver vestito quella maglia e di aver lasciato il segno nella storia del futsal italiano. Le statistiche parlano per me”.
Le differenze principali tra il gioco brasiliano e quello europeo?
“Mentalità, tecnica e organizzazione. In Italia, purtroppo, manca ancora il professionismo, ma intravedo ottimi miglioramenti. Guardo sempre le notizie inerenti alla Serie A, sono legato al vostro campionato. Da noi il futsal è la base del calcio, lo giocano praticamente tutti”.
L’obiettivo dello Joacaba per la stagione che sta per iniziare?
“Consolidarsi una potenza nel massimo campionato di Santa Catarina. Voglio far tornare grande questo club: è la compagine del mio cuore, ci metterò il massimo impegno per riuscirci”.
Tra i tuoi futsaleri, vi è qualcuno pronto per il “Vecchio Continente”?
“Vi sono almeno 4 elementi di grande livello. Stiamo trattando con diverse squadre europee, ma attualmente non posso rivelarne i nomi”.
L’avversario più forte affrontato in carriera?
“Ho giocato con grandissimi campioni in tutto il mondo: Brasile, Spagna, Portogallo, Russia, Paraguay, Argentina…In Italia, se devo fare qualche nome, dico Rubei e Ippoliti, ma anche Angelini e Mammarella mi hanno impressionato favorevolmente”.
Il Napoli ha meritato la salvezza?
“La società azzurra da anni porta avanti un grande progetto con Salviati e Serratore. La città più importante del Meridione merita il massimo palcoscenico nazionale: la vittoria di Ferrara mi ha riempito il cuore di felicità. Tra i ragazzi a disposizione di mister Oranges mi piace particolarmente Bico Pelentir: l’ex Marcianise è un vero campione”.
Il tuo saluto alla “torcida” napoletana?
“I sostenitori azzurri sono spettacolari, mi mancano. Li abbraccio tutti. Sempre forza Napoli!”
Probabilmente è uno dei calcettisti più forti e talentuosi che abbiano mai calcato i parquet italiani, contribuendo con la propria tecnica e il suo stile di gioco alla crescita dell’intero movimento: Sandro Zanetti è una delle figure storiche del nostro futsal.
Nato a Monte Carlo, piccolo comune dello stato brasiliano di Santa Catarina, nel gennaio del 1976, ha fin da piccolo dimostrato di avere le doti giuste per diventare un crack di questa disciplina, tanto amata e diffusa nel paese verdeoro. Dopo una lunga carriera in Brasile, nel 2004 arriva in Europa per accordarsi con gli spagnoli del Caja Segovia. Lascia la penisola iberica nel 2007 per giungere a Napoli, dove trascorre due stagioni bellissime sia dal punto di vista sportivo che umano. Lascia il calcio a 5 giocato nel 2012, dopo una campionato col Pescara.
Essendo in possesso della cittadinanza italiana, dal 2003 al 2009 difende i colori della Nazionale azzurra, riuscendo a conquistare il titolo di vice-campione del mondo a Taipei, massimo risultato raggiunto alla corte di mister Nuccorini.
“Seco”, ti sei ritirato 3 anni fa, tornando in patria per rimanere nell’ambito del futsal: di cosa ti occupi ora?
“A 36 anni non riuscivo più ad esprimermi al meglio per una condizione fisica non ottimale, inoltre la perdita di mio padre mi ha fortemente demotivato. Così sono tornato in Brasile, dove ora sono il direttore dello Joacaba. Mi piace il mio ruolo perché posso mettere a disposizioni dei giocatori la mia esperienza. Inoltre, indico alle squadre italiane i calcettisti più promettenti del panorama nazionale”.
Il ricordo più bello della tua avventura partenopea?
“Il Napoli è stata la mia prima squadra italiana. Segnai 36 reti in mezza stagione: eravamo un grande gruppo guidato magistralmente da mister Deda. Amo questa terra, spero di tornarci un giorno”.
Anche se sei nato in Brasile, hai deciso di vestire la casacca azzurra dell’Italia. Sei soddisfatto della tua avventura in Nazionale?
“Sono orgoglioso di aver vestito quella maglia e di aver lasciato il segno nella storia del futsal italiano. Le statistiche parlano per me”.
Le differenze principali tra il gioco brasiliano e quello europeo?
“Mentalità, tecnica e organizzazione. In Italia, purtroppo, manca ancora il professionismo, ma intravedo ottimi miglioramenti. Guardo sempre le notizie inerenti alla Serie A, sono legato al vostro campionato. Da noi il futsal è la base del calcio, lo giocano praticamente tutti”.
L’obiettivo dello Joacaba per la stagione che sta per iniziare?
“Consolidarsi una potenza nel massimo campionato di Santa Catarina. Voglio far tornare grande questo club: è la compagine del mio cuore, ci metterò il massimo impegno per riuscirci”.
Tra i tuoi futsaleri, vi è qualcuno pronto per il “Vecchio Continente”?
“Vi sono almeno 4 elementi di grande livello. Stiamo trattando con diverse squadre europee, ma attualmente non posso rivelarne i nomi”.
L’avversario più forte affrontato in carriera?
“Ho giocato con grandissimi campioni in tutto il mondo: Brasile, Spagna, Portogallo, Russia, Paraguay, Argentina…In Italia, se devo fare qualche nome, dico Rubei e Ippoliti, ma anche Angelini e Mammarella mi hanno impressionato favorevolmente”.
Il Napoli ha meritato la salvezza?
“La società azzurra da anni porta avanti un grande progetto con Salviati e Serratore. La città più importante del Meridione merita il massimo palcoscenico nazionale: la vittoria di Ferrara mi ha riempito il cuore di felicità. Tra i ragazzi a disposizione di mister Oranges mi piace particolarmente Bico Pelentir: l’ex Marcianise è un vero campione”.
Il tuo saluto alla “torcida” napoletana?
“I sostenitori azzurri sono spettacolari, mi mancano. Li abbraccio tutti. Sempre forza Napoli!”