Non si è chiuso in un angolo della sua stanza, ha il volto di chi la vita la prende di petto, senza paura. Combattendo. Un giorno, durante l'allenamento, inizia ad accusare fastidi, stanchezza. Gerardo Villani ha 28 anni, una bella carriera alle spalle, dai primi passi con la Gioventù Nocerina, nella sua città, alla serie A2 con la Medicorp; l'altalena tra Scafati e Marigliano, prima di approdare alla Mecobil, club di San Vitaliano nella serie C1 di calcio a 5. E' un pivot, quelli che di gol ne fa sempre tanti, un elemento affidabile in ogni squadra. E' il 2 marzo quando scoppia una strana varicella. Decide di farsi una tac al torace dove avverte dolori su consiglio di uno zio, tecnico radiologo. La diagnosi è quella parola che in un attimo ti cambia la vita. Linfoma al mediastino, morbo di hodgkin in termine medico, la biopsia al Monaldi lo conferma. Gerardo ci accompagna al pub che divide con il suo socio, Alessandro Franco, va a prendere la sua Claudia, e racconta quei momenti: "Non ho avuto una reazione di sconforto. Ho saputo subito che è la più lieve delle patologie tumorali". Quattro cicli di tre chemio per sei mesi. Bisogna affrontarla. Ci vuole coraggio e a lui questo non manca di certo. Il dottor Angrisani, primario di oncologia è lo zio della sua ragazza, sa come usare le parole giuste, Gerardo recepisce il messaggio. "E' dura, perché all'inizio non potevo neanche uscire di casa, stare a contatto con il pubblico. Ancora oggi non posso frequentare luoghi affollati e devo rinunciare alla mia vita normale. Però ho la forza e il sostegno per fare tutto questo". Ha un fratello più piccolo. Alessandro gioca nel Sant'Egidio neopromosso in C1, mamma Silvana viaggia pari passo con il suo stato di salute, non riesce a reggere l'emozione quando ci sono dei momenti no, papà Pasquale è più forte. E poi c'è Claudia, compagna da una vita, 13 anni insieme e un matrimonio ormai alle porte. "Tra un po' ci tocca – scherza Gerardo -. Quando sta con me cerca di sostenermi, poi so che magari da sola si lascia andare, ma è comprensibile. Ci vuole una grande forza d'animo". L'ospedale, la sofferenza degli altri, lo specchio della realtà che improvvisamente inizia ad essere un altro. "Un mondo che non conoscevo. Non pensi mai che possa toccare proprio a te. Ho visto ragazzi molto più giovani e più gravi di me. Mi sono informato e so che nel Napoletano e nell'Agro-Sarnese la statistica di questi casi è più elevata".
Tribù è il nome del pub, ma anche il suo biglietto da visita su Facebook, dove si rifugia spesso per sentire tutti gli amici, quelli che non lo hanno mai lasciato solo un secondo: "Sono fantastici. Mi hanno costruito un video-messaggio bellissimo. C'è un rapporto meraviglioso con loro".
E poi la squadra, quella Mecobil che attraverso i play off ha raggiunto la storica promozione in serie B con uno striscione dedicato a lui il giorno della finale: "Me lo hanno portato a casa, lo conservo gelosamente. Li abbraccio tutti e spero di cuore che il medico un giorno possa dirmi di tornare a giocare. Se così non fosse ringrazio la società che mi ha offerto già un ruolo dirigenziale nel periodo in cui dovrò necessariamente stare ai box". Ma ci sono altre due squadre del cuore, la Nocerina e l'Inter. Gerardo si gode l'anno d'oro: "Promozione dei molossi in tv ed uno scudetto. Fantastico". E scherza con i compagni: "Vorrei dire a Ciro Attanasio e Federico Striano che Ibra è molto più forte di tutti i loro giocatori messi insieme…".
Gerardo sorride, palleggia. "Non toccavo un pallone da mesi", ci dice. Ha uno sguardo di sfida, punta dritto verso la vita, negli occhi della sua fidanzata, verso il desiderio di ritrovare lo spirito libero che lo ha sempre sostenuto. "Ma non sarà più come prima – sottolinea – . Il conforto religioso mi ha dato un grande aiuto, prego molto. Da un fatto negativo verrà fuori qualcosa di positivo, ne sono certo. Mi sento un uomo migliore e pronto ad affrontare ogni giorno con una luce diversa". Con la voglia di fare qualcosa anche per gli altri. Gerardo ha forte anche questo desiderio: "Organizzerò serate di beneficenza per sostenere la ricerca. Per me è iniziato un nuovo percorso. Ce la farò".