Una Coppa Italia in bacheca, uno scudetto sfiorato di un soffio, l’attenzione della città verso il calcio a 5, un piccolo gioiello diventato orgoglio di famiglia. È il Napoli del presidente Serafino Perugino, cresciuto, migliorato, sempre ambizioso. Il palcoscenico della serie A, però, resta un impegno di grande spessore per tutti gli imprenditori che decidono di intraprendere questo cammino e solo con basi solide quell’idea di costruzione può erigere un progetto duraturo nel tempo. E lo sa il patron degli azzurri che abbraccia la stagione scorsa come tra le più belle vissute con il solito occhio vigile su tutte le problematiche del movimento.
“Veniamo da un’annata spettacolare – dice -, dove abbiamo giocato due finali: una l’abbiamo vinta ed è stata un’apoteosi perché comunque il Napoli e la famiglia Perugino sono nell’albo d’oro della Coppa Italia e ci rimarrà: abbiamo vinto dopo tanti anni di sacrifici ed è una testimonianza fortissima degli investimenti, sacrifici, duro lavoro e progettualità. Poi abbiamo sfiorato il miracolo: naturalmente, già dalle semifinali, aver battuto una corazzata come la L84 che, secondo me, era la favorita e quest’anno è ancora la favorita per la vittoria dello scudetto, abbiamo fatto un vero e proprio miracolo, ma siamo arrivati all’ultima partita che eravamo cotti. Con gli infortuni soprattutto di Salas, persa per un soffio. Detto ciò, rimane indelebile un anno di soddisfazioni sportive e il fatto che comunque la visibilità si è decuplicata. Penso che se avessimo avuto un palazzetto di diecimila posti lo avremmo riempito. Guardiamo avanti, sotto le indicazioni di mister Colini sono arrivati dei giocatori affini al suo gioco, saremo tra le outsider perché credo che L84 ed Ecocity sono le squadre che hanno speso di più con un potenziale enorme rispetto al nostro, a quello di Feldi Eboli, Meta Catania o Roma. Siamo un attimo dietro, ma penso che daremo filo da torcere a tutti”.
Sul momento passato, presente e futuro del calcio a 5 in Italia, le idee sono molto chiare.
“I successi sportivi, ahimè, non fanno pace con gli ultimi anni veramente difficili di una gestione della Divisione, dove si sono alternati diversi Presidenti, con programmazioni non omogenee, alle quali le Società hanno dovuto assistere, per lo più, come spettatori e pagandone un prezzo altissimo. Bisognerebbe che tutti ricordassero che i “vertici” sono espressione del voto della base. Sono le Società che “eleggono” Presidente e Consiglio Direttivo, Organi che hanno valenza esclusivamente per l’appoggio ricevuto. L’ultima riforma della riduzione dei non formati è stata una sciagura e credo che sia il momento di affrontare le criticità che ne sono scaturite. Il ranking nazionale dice tutto sull’appeal del nostro futsal che ha fatto enormi passi indietro. Il passato non è stato all’altezza delle aspettative, ci si è concentrati troppo sulle personalizzazioni, su un fare istituzionale vuoto, di zero progettualità. La stessa gestione della Nazionale non ha ottenuto i risultati auspicati ed attesi e, quindi, tutto il movimento ne ha pagato le conseguenze. Adesso c’è un nuovo presidente, che io ho sostenuto riconoscendogli, nei periodi in cui ha ricoperto il ruolo di delegato alla Serie A, dialogo, lungimiranza e rispetto. Le attese, tante e legittime, sono che il presidente Castiglia tenga fede alle promesse fatte e cioè: no ai dialoghi fittizi, no alle imposizioni e che si possa parlare per costruire il futuro della Serie A, da non confondere con le altre categorie. Noi dobbiamo avere risposte serie e concrete e dobbiamo essere ascoltati perché siamo imprenditori seri che investono importanti capitali per fare uno sport che è pura passione. Come ho già detto precedentemente siamo degli eroi perché facciamo socialità, coltiviamo un pubblico vastissimo, facciamo settore giovanile e diamo un’opportunità ai giovani di fare sport. Il presidente Castiglia dovrà farsi carico anche di portare le nostre problematiche di sostenibilità e di sostegno alle massime istituzioni, sia federali che politiche, altrimenti le attuali società di Serie A nel giro di qualche anno scompariranno. Ci attendiamo fatti concreti sin da subito. Alcuni provvedimenti già presi sono indirizzati verso il corso giusto, ma è il momento di dialogare su alcuni aspetti fondamentali per la crescita del nostro sport e auspichiamo che il presidente Castiglia dia la giusta credibilità a un Consorzio in cui ci sono 14 squadre, siamo uniti, siamo una forza e vogliamo essere artefici del nostro destino. Vogliamo dialogare con un presidente aperto alle nostre istanze, voglio essere ottimista, ma non fare sconti a nessuno. Ripeto, i “vertici” della Divisione sono l’espressione, tramite le elezioni, delle istanze della base. Non ci aspettiamo Profeti che debbano dettarci il Verbo ma, piuttosto, Organi con i quali dialogare e scegliere, insieme, gli obiettivi da centrare e le modalità ed i tempi per farlo”.
Le difficoltà della nazionale italiana, il nuovo corso del commissario tecnico Salvo Samperi, il presidente Perugino indica quale strada sarebbe opportuno perseguire.
“La gestione degli ultimi 4 anni, lo dicono i numeri, purtroppo, è stata catastrofica, senza un progetto e una strategia, senza convocare giocatori che potevano vincere le partite, senza capo né coda, che non ha dato lustro al nostro futsal.
Quattro anni di fallimenti, un suicidio sportivo annunciato Fortunatamente adesso c’è stata una scelta di competenza e di valori perché Salvo Samperi ha vinto e dimostrato di essere un allenatore valido e capace. Le convocazioni recenti sono un segnale di chi ha scelto giocatori forti a prescindere da tutto perché un buon allenatore lo si vede nella selezione dei giocatori migliori che possono esprimere un futsal moderno senza fare chiacchiere e filosofie, perché il campo è sempre giudice e non ci sono alibi o pensieri a cui nessuno crede. Bisogna lavorare seriamente e duramente e cercare di portare la Nazionale in alto e la Serie A, insieme alla Divisione, deve supportare il lavoro dell’allenatore perché la Nazionale fa da traino a tutto il movimento. Ci aspettiamo risultati diversi dagli ultimi quattro anni. Dobbiamo tornare ai livelli che ci competono, e che hanno impreziosito il nostro passato, sia come Nazionale sia come club”.
Primo passo fondamentale, cambiare le regole della riforma.
“Questo non può che passare attraverso una rivisitazione critica della riforma dimostratasi dannosa, irrispettosa, controproducente che ha aumentato a dismisura i costi per tutte le società e non ha prodotto uno straccio di risultato. Adesso l’indicazione è molto chiara e condivisa tra le Società di serie A: bisogna tornare al 50%: 6 formati e 6 non formati, perché così si alzerà il livello di competitività del campionato, potremo fare scouting e cercare di portare giocatori per un ricambio generazionale e calmierare le richieste sempre più esose di formati italiani per stipendi non adeguati al loro valore. Questo sport non deve avere vincoli, soprattutto in Serie A, i giocatori forti italiani hanno sempre giocato e sono cresciuti all’ombra di stranieri che hanno sempre fatto la differenza. Se la Divisione e le istituzioni vogliono che le società investano nei settori giovanili dobbiamo avere sostegno economico perché non si può pensare che tutto si basi sulle forze delle nostre famiglie e aziende. Bisogna che la parte fondamentale la facciano le istituzioni federali, la FIGC e la Divisione Calcio a 5, che non pretendano tutto da noi. Noi possiamo arrivare fino a un certo punto, ma già la riforma del lavoro sportivo ci ha messo nelle condizioni di un’onerosità ahimè difficile da gestire e siamo stati abbandonati a noi stessi. È compito della FIGC e della Divisione suggerire dinamiche importanti con gli organi governativi per individuare nuovi canali di sostegno e di valorizzazione della disciplina, limitando i costi”.
Visibilità, il mondo del futsal ha bisogno di strategie diverse.
“Per concludere, se dobbiamo far crescere il nostro prodotto della Serie A c’è bisogno di ampliare la visibilità attraverso dei provider come Sky, ma anche DAZN e soprattutto RAI senza esclusive di sorta. Anche perché i ricavi sono pari a zero e le produzioni le paghiamo noi. Laddove si individuino degli spazi che non vadano in conflitto con il calcio a 11 soprattutto alle 20.45 della domenica è un clamoroso autogol che onestamente faccio fatica a comprendere se non in ottica di fare da tappabuchi per interessi che sfuggono da ragionamenti di strateghe di sviluppo.
Il canale streaming YouTube è il nostro modello moderno per le nostre trasmissioni delle partite, può rappresentare il presente e futuro, una vetrina accessibile all’universo che consente monetizzazione per le società.
Bisogna costruire un prodotto attraverso una strategia che abbia come obiettivo competitività, ampia visibilità e lavorare nell’interesse della Serie A, del futsal, con strategie intelligenti, mirate e attraverso un dialogo vero, non di facciata perché altrimenti saremo di nuovo costretti ad assistere al decadimento e alla fine di questo sport!
Area Comunicazione Napoli futsal