Provate a trascorrere un match nella "cabina di regia" al Pequeno Estadio tra un computer non funzionante (il nostro), un ultrà stabiese e la figlia di una veggente. Regola numero uno: non aprire le porte durante le "esplosioni" di tifo, con fumogeni annessi, per il rischio di seguire annebbiato i 60 minuti della partita con quel sapore di Capodanno che ti lascia le narici incredule. Ma guai a pensare di far filtrare aria perché un percussionista-tifoso di passaggio e costantemente fuori tempo è la peggior soluzione a qualsiasi mal di testa. E così, tra un sorriso ed una battuta, l'Isef azzanna l'avversario e spreca gol nel primo tempo con la calda visuale della tribunetta stampa al coperto. Tutto normale o quasi se non fosse per quella disamina tattica che lascia una forte candidatura a vice di Atronne per Amalia Di Palma, simpatica e puntuale addetto stampa del club orange: "Ambrosio sta chiudendo bene gli spazi e può essere decisivo in questo match". Al centro c'è chi spera in una connessione ad internet che finalmente arriva dopo una ventina di tentativi e chi nasconde la bandiera delle "Vespe" per aspettare il gol del suo idolo. C'è da incoronare un protagonista del match, noi osserviamo da spettatori la discussione, ma quando la brava Amalia indica in Suarato il probabile vincitore, lo stesso va a trafiggere due volte la saracinesca Girolamo nel finale. Sarà un caso? C'è qualcosa di magico nell'aria e possiamo garantire che, nonostante i fumi presenti, nessuno ha acceso qualcosa di diverso. Il sospetto trova conferma con la rivelazione di un segreto poco considerato ad inizio ripresa: "Mia madre ha detto che finisce 8 a 3 per l'Isef", confessa Amalia. E così, quella bussata della "signora veggente" a scandire il risultato è un calcolo perfetto che si consacra al triplice fischio di chiusura. Indovinato. Ma come si fa ad indovinare un 8 a 3? Sentiamo il bisogno di una consulenza, c'è voglia di numeri da giocare, chiediamo a viva voce almeno un parziale per la prossima "bolletta", un risultato ad handicap, una "macchia", un terno. Signora e figlia scappano immortalate da alcuni scatti fugaci con qualche cenno che proviamo subito ad interpretare. Ci dicono che nelle gare della squadra femminile la mamma abbia "già colpito". Ora ci resta una speranza: che quel caffé accettato e bevuto soltanto dal sottoscritto e portato dalla "signora veggente" in cabina di regia, possa ancora avere effetti benefici. Domani si scommette!