La prima intervista della nuova rubrica “A casa del presidente” è dedicata al numero uno del Napolilepanto Paolo Addeo. Scopriamo chi è oltre il mondo del futsal, i suoi segreti, le sue emozioni quotidiane.
Presidente, prima di tutto le chiediamo cosa fa nella vita: qual è la sua attività e da quanti anni la svolge?
“Ho proseguito nel solco della mia famiglia un’attività pluridecennale, nata nel 1968 e che io svolgo sin da piccolo, prima come passatempo poi come lavoro effettivo. Sono nel campo dell’arredamento d’interni (Ceramiche Addeo), in particolare mi occupo di rivendita di ceramiche e quant’altro collegato all’interior design”.
Cosa dicono in famiglia della passione legata al futsal?
“Siamo quattro fratelli, tre maschi e una donna: mia sorella ci segue ma più che alle gare ha preferito dedicarsi ai festeggiamenti tenutisi negli ultimi due anni grazie alle due promozioni. I miei fratelli, Marcello e Flavio, sono i primi tifosi e sostenitori. Poi c’è mia moglie, il presidente ufficiale dell’ASD Napolilepanto, che ho conosciuto perchè ci accomuna la stessa passione calcistica. E’ importante il sostegno familiare, ma ho bene in mente la scala di valori: famiglia, lavoro e calcio a 5”.
Ha altri hobby?
“Fino a prima dell’ingresso nel calcio a 5 mi dedicavo comunque a organizzare tornei e quanto altro collegato, poi sono un appassionato di fotografia, come la Vostra redazione e molte altre testate hanno potuto notare e…sfruttare”.
Lei tifa? Parliamo di calcio ovviamente…
“Un amore platonico per il Napoli, ma nell’età adolescenziale, in cui si mangia pane e calcio, mi sono innamorato della Maggica, quella con due g che non è quella napoletana, non erano i miei tempi. Spesso sono all’Olimpico perchè amo il calcio, ma martedì sarò al San Paolo a tifare per Cavani&co!”.
C’è la partita decisiva per un grande obiettivo della sua squadra del cuore e quella decisiva della sua squadra di calcio a 5. Che fa?
“E’ già successo! La Roma in Champions e la mia squadra ai quarti di Coppa Campania contro il Leoni Acerra: è un ricordo che custodisco tra i più belli. Perdemmo all’andata 6-2, al ritorno fu partita perfetta: 4-0!”.
Da quanto tempo vive nella galassia del futsal?
“Siamo entrati in punta di piedi nel 2008/09, in una disciplina a noi sconosciuta. Io ero tra i pali, il copresidente Righetti centrale in difesa e poi i miei fratelli e alcuni amici. Fu subito amore.. L’anno successivo organizzammo un’ottima squadra, che ha vinto consecutivamente due campionati, raggiungendo l’obiettivo prefissato con un anno di anticipo: la C1”.
Il ricordo più bello legato alla sua esperienza in questo sport oppure ci racconti un aneddoto in particolare.
“Tre anni e centinaia di ricordi, i più belli li custodisco per me, ma indubbio che le due promozioni siano tra quelli. Ancora oggi ha un sapore particolare ricordare la vittoria in Coppa Campania, tra le prime partite giocate su un palcoscenico da vero futsal, nel Centro Fipav a Cercola, e contro una squadra alla quale tengo molto, il Tonia Futsal”.
Cosa non le piace del calcio a 5?
“Non mi sono piaciute molte cose nel recente passato, come iscriverci ad un campionato dove le regole vengono pubblicate due giorni prima dell’inizio. In pratica si programma alla cieca, rischi di comporre un roster per un obiettivo che diviene difficile da raggiungere, qualunque sia. Poi c’è troppa discrepanza tra serie D e C2, abisso che va colmandosi con l’adeguamento delle regole tra C2 e C1”.
Ci dia la sua ricetta per migliorarlo.
“Maggiore visibilità e maggiore educazione al futsal: non basta essere su tutti i siti, in TV, sui social network, questo sport va introdotto nelle scuole. I ragazzi si innamorerebbero più facilmente di una competizione FIGC piuttosto che del torneo tra amici, ritornerebbe l’entusiasmo e svilupperemmo molti più campioni italiani.
Inoltre andrebbe introdotto il doppio arbitro anche in C2, almeno organizzare 5/6 test-match all’anno in cui i Direttori arrivano a sorpresa. La mia ricetta? Non ne avrei una sola, ma di certo l’unica che applicherò è semplicissima: non ci iscriveremo mai più ad un campionato dove le regole si scrivono all’ultimo secondo”.
Il suo portafortuna?
“Chi mi conosce sa che sono scaramantico, ho i miei riti pregara che non vanno svelati. Un portafortuna che si rispetti non può essere svelato, di certo non lascio mai a casa la macchina fotografica dotata di un solo obiettivo: divertimento”.