La settima intervista è dedicata a Claudio Caturano, numero uno dell’Acacie Casavatore. Scopriamo chi è oltre il mondo del futsal, i suoi segreti, le sue emozioni quotidiane.
Presidente, prima di tutto le chiediamo cosa fa nella vita.
“Gestisco insieme a mio fratello attività di famiglia a Casavatore”.
Cosa dicono in famiglia della passione legata al futsal?
“Beh, noi siamo una famiglia appassionata di sport. Mio fratello giocava con me fino a poco tempo fa, mio padre fu presidente di alcune società sportive nel beneventano, mia mamma è tifosissima del Napoli, mia moglie è vice-presidente dell’Acacie e mio figlio è stato contagiato da me. Quindi tutti condividono quasi totalmente”.
Ha altri hobby?
“Più che hobby è un impegno sociale, parlo della politica. E in più sono presidente della Consulta dello Sport, associazione commercianti e segretario di un partito”.
Lei tifa? Parliamo di calcio ovviamente…
“Solo ed esclusivamente Napoli, e non ora che si vince ma da decenni!”.
C’è la partita decisiva per un grande obiettivo della sua squadra del cuore e quella decisiva del Casavatore. Che fa?
“Cerco di anticipare o posticipare l’incontro del Casavatore. Se proprio è impossibile seguo la mia creatura”.
Da quanto tempo vive nella galassia del futsal?
“A livello amatoriale, tra campo e società, più o meno dagli anni ’90, mentre a livello agonistico dal 2002 con l’Acacie Casavatore che fino ad oggi resiste senza nessuna fusione o titoli comprati”.
Il ricordo più bello legato alla sua esperienza in questo sport oppure ci racconti un aneddoto in particolare.
“I ricordi più belli sono senza dubbio la promozione dalla Serie D alla C2, dopo un campionato estenuante culminato con la vittoria dei playoff con un gruppo di veri amici, e la semifinale playoff di due anni fa a Marianella”.
Cosa non le piace del calcio a 5?
“Tante cose. I costi diventati sproporzionati rispetto al ritorno di immagine e il fatto che alcuni giocatori chiedano rimborsi pari a stipendi quando ricordiamoci che in fin dei conti si tratta di dilettantismo”.
Ci dia la sua ricetta per migliorarlo.
“Creare più spazio mediatico per invogliare sponsor e gente ad interessarsi ed investire in questo sport, e coalizzarsi tutte le società affinchè il tetto dei rimborsi sia uguale per tutti in una determinata categoria”.
Il suo portafortuna?
“Può sembrare scontato ma è la presenza di mio figlio!”.