1. Quando finisce un ciclo è sempre il momento dei bilanci. Vincere è un dato assolutamente positivo ma, ripensando al Campionato svolto, c'è qualcosa che cambieresti ?
Comincerei prima la preparazione, cosa che quest'anno non abbiamo potuto fare perché sono arrivato tardi. Infatti, c'è bisogno di maggiore tempo da dedicare alla preparazione della squadra. Sono troppi quattro mesi di stop per un calcettista.
2. Ora puoi svelarci qualche segreto. Qual è a tuo avviso il punto di forza dell'Isef?
Non c'è un segreto. Dietro questo traguardo c'è molto impegno, molto lavoro e molto sacrificio da parte mia, della squadra e dello staff tecnico. E' molto importante la fiducia che si instaura vicendevolmente nel gruppo di lavoro.
3. Quanto l'Isef, sotto la tua guida, ha meritato questo traguardo?
Abbiamo meritato tanto il raggiungimento della serie A2. Lo dicono i numeri. Siamo la squadra che ha fatto più punti, quella che ha fatto più gol e ne ha subiti di meno. Siamo oggettivamente la squadra con la rosa dal punto di vista tecnico qualitativamente più forte. Questo è merito del presidente Boccia e della società.
4. Sei arrivato in Italia senza nemmeno conoscere la lingua. Com'è stato l'impatto con il nostro Paese?
E' stato un po' difficile principalmente per la difficoltà di comunicare e di comprendere una lingua per me del tutto nuova. E' stato complesso anche abituarmi ad una cultura diversa nel modo di lavorare, di giocare a calcio a cinque, ma anche ad una diversa alimentazione.
5. Qual è la cosa migliore che hai trovato in Italia?
Quando sono arrivato mi sono sentito subito a casa, nonostante le difficoltà che ho incontrato nel comunicare. Sono stato trattato molto bene dalla società che mi ha accolto benissimo.
6. E la peggiore?
I primi risultati che non sono stati quelli che ci aspettavamo, con solo nove punti in cinque partite. Poi per fortuna abbiamo avuto il tempo di recuperare.
7. Alla luce dell'esperienza fatta, dove vedi il tuo futuro, in Italia o in Brasile?
Per ora mi vedo qua in Italia. Sento molto la nostalgia del mio Paese, ma credo sia normale. Inoltre, credo che il peggio sia passato. Il primo anno è sempre più difficile per l'adattamento al modo di vivere, poi tutto diventa più semplice. E' un po' difficile parlare di futuro nel calcio a cinque. Di sicuro però la prossima stagione sarò in Italia.
8. Stare lontano tanti mesi dal proprio Paese e dalla propria famiglia è un sacrificio durissimo. Come hai fatto ad affrontare i momenti difficili?
Ho già lavorato un paio di volte lontano da casa, ma questa è la prima volta che mi sono allontanato così tanto e che non vedo la mia famiglia da così tanto tempo. Per non pensare alla lontananza e cercare di non sentire la nostalgia cerco di tenermi impegnato il più possibile. Inoltre, cerco di comunicare con la mia famiglia ogni volta che posso tramite internet.
9. Quando ripartirà?
Resto un altro po' in Italia. Devo pianificare il lavoro per l'anno prossimo prima di andare via.
10. Le mancherà l'Italia? Che cosa in particolare?
Mi mancherà l'abitudine al lavoro intenso, la continuità e la routine di andare ogni giorno al campo per gli allenamenti. Mi mancheranno gli amici e mi mancherà l'estate, perché quando arriverò in Brasile sarà già autunno.
Amalia Di Palma
Ufficio Stampa Gruppo Sportivo Scolastico Isef