Davvero non c’è limite alla fantasia umana !!!
Soprattutto non c’è limite di pensiero per chi, come noi, vuole conciliare, o meglio far convergere, anche chi o cose che tutto lascerebbe pensare sono inconciliabili. Eppure, a pensare bene, un nesso c’è, ed è quello necessario per lo sviluppo di una cultura sportiva .
Mi spiego: se il calcio è la passione per antonomasia senza età, ma prevalentemente giovanile; se leggere è un’attività che può diventare passione, specialmente se coltivata in giovane età, allora perché non osare ciò che sembrerebbe inosabile? Vale a dire fare convergere il pallone e il libro in un unico contenitore, almeno metaforico, qual è il nostro sito.
Quello che rende questo gioco popolare in tutto il mondo è, a mio umilissimo giudizio, la sua incredibile semplicità. Se ci pensiamo bene, in fondo per giocarci e divertirsi non servono abbigliamenti speciali e neanche particolari strutture. Basta un po’ di fantasia e si può giocare in qualsiasi luogo. Si può giocare anche da soli, basta un pallone di plastica o qualcosa di sferico che ci assomigli che ti capita fra i piedi e l’istinto di prenderlo a calci è automatico.
Si può correre in mezzo ad avversari immaginari, dribblando l’aria e tirando la palla contro una lattina per strada sognando di aver fatto un gol all’incrocio dei pali durante la finale dei mondiali.
Ciò che rende il futbol però un argomento “letterario” penso sia il fatto che esso possa venire visto, sentito ed utilizzato come metafora della vita. In una semplice partita di novanta minuti possono accadere episodi che ci possono far vivere anche da spettatori in modo concentrato le stesse emozioni istintive tipiche di una intera esistenza. L’attesa e le speranze (all’inizio della partita), la gioia (del gol), l’amarezza (della sconfitta), la rabbia (dell’errore dell’arbitro), l’affetto (del tifo), la sofferenza (degli ultimi minuti) e così via.
Una tipica condizione umana che dal punto di vista letterario una partita mi suggerisce è ad esempio quella della solitudine. Il portiere, l’arbitro, l’allenatore, il massaggiatore, il giocatore che tira un rigore decisivo, il tifoso quando la squadra perde, il giocatore in panchina.
A mio giudizio il calcio è innanzitutto istinto, passione e Storia.
Non bastano questi attributi a renderlo incredibilmente attraente e degno di attenzione letteraria?
E’ allora abbiamo ritenuto opportuno far nascere “Un calcio ……ai libri “, una rubrica mensile che umilmente tenta di consigliare la lettura di un libro stimolando piccole divagazioni sul rapporto, sempre piu stretto, tra vita e pallone.
Perche’ il calcio come la letteratura, se ben praticato, e’ “forza di popolo”. E anche un pallone serve per fare poesia, per dire NO alla violenza, all’odio, all’intolleranza, alle ingiustizie e al razzismo.
E allora il dibattito è aperto.
Voi pensateci, io intanto vado di la’ a leggere un po’ !
IL LIBRO DEL MESE
DA MARRAKECH A BAGHDAD ( Viaggio nel calcio di Allah ) di Luigi Guelpa edizioni LIMINA
Benvenuti nel calcio di Allah, dove l’ultimo dei muezzin conta più dell’allenatore della Nazionale. Da Marrakech a Baghdad, tra le tribù del disordine organizzato. Dove Al Owairan è più famoso di Maradona, lo zio di Zidane vanta più estimatore di Zizou, un pescatore di ostriche guadagna più di Ronaldinho e un impiegato di banca vince il Pallone d’Oro. Benvenuti nel pianeta Islam, tra Corano e petroldollari. Tra calciatori dimenticati all’aeroporto, goleador brasiliani che si improvvisano inviati di guerra, centravanti che giocano nella squadra di Bin Laden e allenatori mercenari in Sudan. Un caleidoscopio di colori, emozioni e pagine di vita. Basta non fermarsi alle apparenze, alle intolleranze e ai luoghi comuni. Il terrorismo è solo una scheggia impazzita che alberga in una civiltà meravigliosa e anche a Kabul le ragazze possono sognare Beckham… Storie sulla tracce di un calcio vero e spontaneo. È Islam, ma non chiamatelo medioevo.
E’ il viaggio del nostro amico Luigi Guelpa, simpatico e graffiante reporter freelance (Guerin Sportivo , Secolo XIX, Don Balon)che, per effetto della sua passione per la cultura islamica, attraversa buona parte di quelle terre per spiegarci un modo di fare e di interpretare lo sport e il calcio che noi di United Colours of Futsal ben conosciamo per effetto della presenza, negli anni, nella nostra comunita’ di diversi atleti musulmani. Una esperienza unica che ci ha permesso di assaporare sapori e vedere colori in maniera piu’ nitida rispetto a soli 10 anni fa ma che ancora incuriosiscono e velano misteri.
Ed e’ proprio per questo ultimo motivo che consigliamo ai nostri utenti la lettura di questo affascinante libro che, oltre alle curiosita’ tipiche di quella cultura, apre una finestra su un mondo anche per noi ancora da esplorare.
Un mondo dove il calcio, metafora della guerra, puo’ trasformarsi a volte in una guerra vera perche’, nel nostro tempo, anche laggiu’ il fanatismo calcistico ha preso il posto che prima era riservato al fervore religioso, all’ardore patriottico e alla passione politica. Come accade con la religione , con la patria e con la politica, molti orrori si commettono in nome del football e molte tensioni esplodono per suo tramite.
E invece noi di United Colours continuiamo a sostenere che nel calcio, come in tutti gli altri aspetti della vita, si puo’ anche perdere ! Certo che la vittoria aiuta mentalmente ad acquisire forza interiore e autostima ma l’equazione pero’ non dovrebbe essere vera al contrario
Ma ora piu che mai sembra che la sconfitta sia l’unico peccato che non ha redenzione: esistiamo perche’ vinciamo! Se perdiamo smettiamo di esistere.
Ma e’ colpa del calcio o colpa della cultura del successo a tutti i costi e di tutto il sistema di potere che il calcio, a tutte le latitudini, riflette e integra ? Come sport, il calcio non e’ fisiologicamente condannato a generare violenza, sebbene a volte la violenza lo usi come valvola di sfogo.
Il sistema di potere, al contrario, quello si’ e’ un fattore di violenza: le sue ingiustizie e umiliazioni avvelenano l’animo della gente, la sua scala di valori premia chi non ha scrupoli, la sua tradizionale impunita’ stimola il crimine e aiuta a perpetuarlo come costume nazionale .
Noi, attraverso lo sport e con lo sport, continueremo a fare tutte le battaglie sociali necessarie per assistere quelli che le convenzioni e talvolta uno sfortunato spermatozoo fanno nascere e crescere come “perdenti”.
Siamo certi che incontreremo in Luigi Guelpa, cui proponiamo di rappresentarci come socio onorario, una forza alleata per continuare a “sognare” un mondo diverso.
Buona lettura